Rifiuti tossici e pericolosi a Occhiobello come a Ferrara? È la preoccupazione che grava sul piccolo Comune rodigino, nell’immediato Oltrepo, a 7 km dalla città estense. A sollevare l’interrogativo è Lorenzo Feltrin, capogruppo della lista di opposizione Uniti per Cambiare. Tutto sembra risalire agli anni ‘70 e ’80, quando nella frazione di S. Maria Maddalena, nella porzione di territorio compresa tra via Pepoli e la linea ferroviaria, era presente un’attività di cava di argilla con annessa fornace. Terminate l’attività le cave sono state richiuse con l’apporto di materiale proveniente dall’esterno.
“Molti cittadini allora residenti nella zona che ricordano il frequente transito, anche notturno, di autocarri in ingresso e uscita dall’area – scrive Feltrin in un’interpellanza -, si chiedono, anche alla luce di quanto avvenuto nella vicina Ferrara, dove sono state rilevate numerose aree contaminate da scarti di lavorazione provenienti dalle attività industriali del petrolchimico, se tale materiale fosse costituito da rifiuti tossici o comunque pericolosi”.
Una preoccupazione che si è acuita durante i lavori per la realizzazione della bretella tra la SR6 e la SS16 per l’attraversamento della linea ferroviaria. Nel cantiere infatti è stato rinvenuto materiale plastico sepolto sotto il piano campagna “e alcuni testimoni attestano che le acque di scolo avevano una colorazione giallastra”.
A una precedente interrogazione sullo stesso argomento l’amministrazione comunale dichiarò che dalle analisi effettuate sui campioni di terreno prelevati dai carotaggi nell’area non erano emersi elementi di preoccupazione. Il gruppo Uniti per Cambiare spiega però che non è precisato a quale profondità siano stati prelevati i campioni di terreno. “I parametri ricercati – afferma il consigliere – sono solo quelli previsti dalla DGRV n. 2424 del 2008; mancano indagini su altri potenziali inquinanti che potrebbero originarsi dallo sversamento di alcune tipologie di rifiuti”.
Per questo Feltrin chiede ora in una interpellanza di effettuare “una ricerca documentale circa la natura e le quantità del materiale utilizzato per il reinterro delle cave” e di “procedere ad integrare le analisi nella zona delle ex-cave con il prelievo di campioni a diverse profondità di altri potenziali inquinanti come cvm, diossine, idrocarburi”.
La risposta che arriva dal Comune è secca: “non siamo noi l’ente deputato a svolgere quelle analisi”. “Feltrin porta avanti un luogo comune, quello dei rifiuti pericolosi seppelliti nelle ex cave, che sento raccontare da 30 anni” sbotta l’assessore all’ambiente Davide Diegoli, che ricorda che già due tipi di analisi sono state effettuate in zona: durante i lavori della tangenziale (“con carotaggi che hanno perforato il terreno presumibilmente fino a trenta metri di profondità”) e per installare il parco fotovoltaico. “In nessuno caso sono stati rilevati elementi di preoccupazione – sottolinea Diegoli -, come confermano d’altronde gli esami approfonditi svolti nel ’94 da Arpa e Provincia. A loro, in ogni caso, deve rivolgere le proprio richieste Feltrin”.