Un’inchiesta formale alla Nato per fare chiarezza su quanto accaduto ieri nelle acque a sud di Lampedusa. A chiederla è il ministro degli Esteri Franco Frattini: “In relazione alle polemiche circa il presunto mancato soccorso a battelli con clandestini a bordo in fuga dalla Libia, il ministro degli Esteri Frattini ha dato istruzioni al Rappresentante Permanente italiano presso la Nato di chiedere un’inchiesta formale per l’accertamento della dinamica di quanto accaduto”, si legge in una nota della Farnesina. “Il ministro Frattini – prosegue il comunicato – ha anche chiesto all’Ambasciatore Sessa di sollecitare una discussione all’interno dell’Alleanza Atlantica per il possibile adeguamento del mandato della missione di salvaguardia delle popolazioni civili in Libia, sulla base delle risoluzioni delle Nazioni Unite 1970 e 1973, affinché vengano opportunamente considerate la tutela e soccorso anche di coloro che per cause belliche sono costretti a fuggire su barconi mettendo a rischio la propria incolumità”.
Il salvataggio di ieri, ad opera della Guardia Costiera, ha evitato una nuova ecatombe, dopo quella di domenica scorsa, quando 25 cadaveri sono stati trovati sul fondo di un barcone. La procura di Agrigento aveva immediatamente aperto un’inchiesta. Sei i presunti scafisti fermati. Tutti devono rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di morte come conseguenza di altro delitto, e per due di loro si aggiunge anche l’accusa di omicidio. Si tratterebbe dei picchiatori che hanno colpito due dei migranti, sui cui cadaveri l’autopsia ha riscontrato segni di brutali percosse. Uno dei fermati è marocchino, gli altri siriani e somali. Il fermo è stato eseguito a Lampedusa, dove i sei indagati erano ospiti del centro di accoglienza. Saranno ora trasferiti a Porto Empedocle con il traghetto di linea e da qui ad Agrigento per l’udienza di convalida del fermo. La Procura ha emesso il provvedimento restrittivo poche ore dopo aver ricevuto dal ministro della Giustizia il nulla osta che autorizza gli uffici giudiziari a procedere nell’inchiesta. Un “permesso” che era stato notificato ieri pomeriggio alla Procura, che lo aveva richiesto in quanto i reati contestati sono stati commessi in acque internazionali.