In tempo di spiagge, abbronzature ed escursioni non c’è niente di meglio, nelle pause tra una abbuffata e una giocata in borsa (per concedersi qualche azione sicura marca Berlusconi), che rilassarsi con i numeri. Ecco allora che oggi vorrei dilettarvi con alcune cifre relative alla dea bendata italiana.
Benché tutti si sappia che i tormenti della giustizia civile hanno ragioni multiple – dai troppi tribunali di provincia alla mancanza del cosiddetto ufficio del processo (non la produttività dei giudici che, con scorno plateale dei detrattori, è eccellente secondo le stime europee), dallo smaltimento dell’arretrato alla lentezza di sviluppo del processo telematico, dall’eccesso di domanda all’eccesso di avvocati, etc – non c’è dubbio che molto dipende dalle risorse messe a disposizione.
Ebbene, proprio da queste cifre ci è venuto lo schiribizzo di cominciare.
Lo stato italiano investe sempre meno per la giustizia. L’Italia è uno dei quattro paesi europei in cui il bilancio di questo fondamentale settore della vita collettiva è diminuito del 6,9% tra il 2006 e il 2008 (la spesa pubblica europea è viceversa salita, di media, del 27,7% nello stesso periodo, fonte Cepej, European judicial systems). Gli anni citati dimostrano che il problema non riguarda soltanto i governi di centrodestra anche se questi ultimi hanno predisposto ulteriori pesanti tagli ai bilanci: del 22% per il 2009, del 30% per il 2010 e del 40% per il 2011. Ad essere esatti, il taglio operato nella missione giustizia dalla legge di bilancio 2011 è di 231 milioni di euro. Considerando il personale una risorsa, si può aggiungere che l’organico della magistratura è scoperto, secondo i dati del Csm, per 1.268 unità (sui 10.151 previsti dalla legge 181 del 2008) e che la scopertura nelle file del personale amministrativo è pari al 13%, percentuale che arriva al 27 per quanto riguarda i dirigenti.
Ma, oltre a investire poco, si investe e si spende malissimo. Ne abbiamo parlato con Claudio Castelli, responsabile dei processi di innovazione per il tribunale di Milano.
“Con il passaggio delle indicazioni contenute nel bilancio dello Stato dai capitoli di spesa alle missioni si è consentita una maggiore flessibilità ai ministeri, ma si è persa qualsiasi trasparenza. Oggi non è dato sapere quanto si spende per ogni capitolo, quali sono le priorità designate, dove sono finiti i fondi straordinari pervenuti al ministero. Così non si ha un preventivo e consuntivo articolato di bilancio, non si sa quanti debiti abbia accumulato il ministero, nessuno dice come verranno destinate le somme provenienti dal Fondo Unico Giustizia”.
Il Fug, appunto. Introdotto nel 2008, dal comma 23 dell’articolo 61 nella legge 133, il Fondo fu inizialmente (e roboantemente) quantificato in sede di dichiarazioni in 1 miliardo di euro. Nel Fug dovrebbero essere versati tutto il denaro sequestrato (alla mafia, ai trafficanti di droga, etc) e tutti i proventi dei beni confiscati anche con i provvedimenti di prevenzione. Un’ipotesi sostenuta anche dalle opposizioni, dal momento che vi si lavorava fin dal 2007, quando al governo era Romano Prodi. Il fatto è che di questi fondi non si ha più avuta notizia. O quasi.
“E’ mancata la trasparenza sulla destinazione dei fondi. E c’è stata scarsa collaborazione tra ministero, uffici giudiziari ed Equitalia Giustizia”.
Già, perché la gestione del Fondo è stata affidata ad Equitalia Giustizia. Il regolamento attuativo della legge 133 recita che “la remunerazione massima di Equitalia Giustizia spettante a titolo di aggio è pari al 5 per cento dell’utile annuo della gestione finanziaria del Fondo unico giustizia, al netto delle spese”. Ma poi aggiunge che la misura massima dell’aggio può essere “rideterminata” annualmente dal ministero per l’economia di concerto con la giustizia e l’interno, il terzo ministero interessato ai proventi del Fug.
“Con decreto del presidente del consiglio il 29 aprile 2010, pubblicato il 15 settembre, alla giustizia sono stati assegnati 79 milioni di euro ed altrettanti agli interni. Le quote che risulterebbero attualmente nel Fondo Unico Giustizia sono di 2049,3 milioni di euro al 17 maggio 2010 e di 2.214 milioni di euro lordi al 15 settembre 2010, con un saldo disponibile di € 891 milioni di euro”.
Ma non c’è alcuna informazione al riguardo. “Non si sa quanto abbia percepito Equitalia di aggio, non si sa dove saranno destinati i 79 milioni di euro, con il rischio che vadano esclusivamente a coprire debiti. La prospettiva del Fondo Unico Giustizia, come autofinanziamento, è da coltivare, ma deve coinvolgere gli uffici giudiziari, prevedere forme di incentivazione del personale giudiziario e chiarire la destinazione dei fondi, soprattutto investendoli per la giustizia e non a copertura dei tagli e dei debiti contratti”.