Un prelievo fiscale compreso tra l'1 e il due per cento ai redditi superiori al milione di euro. E' la manovra allo studio del governo francese che, rispetto all'Italia, già "tartassa" i redditi alti con la patrimoniale
Se Berlusconi volesse farsi venire qualche idea su come concretizzare la promessa di un pareggio di bilancio entro il 2013, non ha che da sbirciare a quello che sta architettando il vicino di banco Nicolas Sarkozy, suo alter ego (ma solo da certi punti di vista) in terra di Francia. Questa non ha certo gli stessi problemi di un’Italietta qualunque. Parigi resta ancora nel club dei “virtuosi” che possono vantare la tripla A di Standard & Poor’s sul debito pubblico. Sarkozy, però, non vuol finire come il premier italiano. E una delle soluzioni allo studio è quella di imporre una nuova tassa ai ricchi. In un Paese che già applica, senza gridare allo scandalo e in maniera costante dal 1982, la patrimoniale.
L’obiettivo attuale è introdurre una nuova imposta dell’1 o del 2% per le 30mila famiglie con entrate superiori al milione di euro annui. Il progetto è allo studio di un gruppo di esperti, convocati dal ministro dell’Economia François Baroin e da quello del Bilancio Valérie Pécresse. Stanno lavorando assiduamente per arrivare a definire la misura a fine mese. Si dovrebbe prendere come base il “reddito fiscale di riferimento” (Rfr), come dire quello imponibile sommato alle plusvalenze mobiliari e immobiliari e ai redditi percepiti all’estero. Il provvedimento non risolverebbe tutti i problemi di bilancio della Francia (nel caso dell’1% si incasserebbero annualmente 150 milioni di euro, se si optasse per il 2% 300 milioni), ma è un segnale ulteriore che Sarkozy darebbe alla porzione più facoltosa della popolazione (bacino tradizionale dell’Ump, il suo partito): siete voi a dover fare più sacrifici. E dopo che nei mesi scorsi il Presidente ha varato una riforma fiscale che non ha portato, come molti (compresi i milionari finanziatori della campagne di Sarkozy) speravano, a eliminare la patrimoniale.
Questa domenica l’economista di S&P responsabile della Francia, Michel Six, ha smentito chi afferma che la Francia potrebbe essere una delle prossime prede degli speculatori. Ha confermato che Parigi resta nel ristretto clan della tripla A, appena abbandonato dagli Stati Uniti. E che “la prospettiva è stabile”: non esiste l’intenzione di modificare il rating a breve. Nei giorni scorsi, però, la Borsa di Parigi è crollata e lo spread fra i bond francesi a dieci anni (Oat) con i Bund tedeschi ha raggiunto gli 87 punti: ancora lontano dai livelli di quelli italiani e spagnoli, oltre i 400, ma pur sempre da record per Parigi.
Intanto la situazione del budget pubblico preoccupa. La quota del debito sul Pil resta accettabile (85,4% il primo trimestre, ma già 2,2 punti percentuali in più rispetto ai tre mesi precedenti), ma quella del deficit era schizzata al 7,1% l’anno scorso. Ora Parigi vuole ritornare al 5,7% a fine anno, al 4,6% nel 2012 e, finalmente, al 3%, massimo consentito dall’Europa, nel 2013. Il problema è che la crescita economica non segue: venerdi’ prossimo saranno pubblicati i dati sull’evoluzione del Pil (Prodotto interno lordo) nel secondo trimestre, che dovrebbe limitarsi al +0,2%. Se non peggio. Sarkozy sa già che a settembre dovrà procedere a una manovra correttiva, se vuole conservare il favore dei mercati. Per ora le stime, all’interno della sua maggioranza di centro-destra, variano dai tre agli undici miliardi. E a pagare, apparentemente, saranno soprattutto i più ricchi.
Sarkozy crociato anti-milionari è davvero una novità. Subito dopo la sua elezione, nel 2007, introdusse uno scudo fiscale che limitava l’aliquota al 50% per tutti, anche per i più abbienti: un criticato regalino ai propri amichetti, come i miliadari Bernard Arnault e Liliane Bettencourt. Promise anche di eliminare la patrimoniale (a parte in Francia, esiste in Europa solo in Norvegia, nel Lichtenstein e in alcuni cantoni svizzeri). Ma, vista la situazione, ha cambiato opinione strada facendo: mica vuole finire come Berlusconi. Nel maggio ha fatto fuori lo scudo fiscale. Al tempo stesso ha rivisto la patrimoniale (Isf, Impot de solidarité sur la fortune, che si applica su tutti gli asset, immobiliari compresi), elevando il livello minimo di applicazione (da 800mila euro a 1,3 milioni) e riducendo le aliquote. Ma per recuperare quanto perso (anzi, lo Stato francese alla fine dei conti ci guadagna 400 milioni di euro di entrate fiscali all’anno) ha aumentato le tasse su donazioni e successioni e soprattutto quelle sugli immobili posseduti da stranieri in terra francese. A Parigi, uno su quattro proviene dal Belpaese. Insomma, alla fine Sarkozy farà pagare nuove tasse a tutti i ricchi. Pure a quelli italiani.