Cronaca

La guerra di Londra

Alla terza notte di scontri comincio ad essere preoccupato. Sono incollato alla diretta della Bbc. Chiamo la mia ex-ragazza a Londra per sapere che cosa succede lì da lei. Per tutto il giorno avevo pensato (o forse sperato) che la situazione non fosse particolarmente grave. Mi dice che – per quanto non abiti a Totteham, né Peckham, né Croydon – comunque “vede i fuochi” in lontananza.

Allora è vero, la città brucia. Non è una metafora o un’esagerazione.

La diretta con le immagini aeree è semplicemente impressionante. Più le guardo, più penso alle strade e ai quartieri che conosco, più mi viene in mente un parallelo. Doveva sembrare così la città in guerra, sotto i bombardamenti?

No, sicuramente esagero. Sono troppo emotivo. Però cosa è se non una guerra moderna, quella che sta avvenendo in diretta televisiva e in continua connessione su Twitter, Facebook e Blackberry messenger?

Il problema è solo uno: chi è il nemico adesso?

Ascolto interviste a cittadini comuni dire di essere terrorizzati dalla violenza. Loro sono le vittime, è sicuro. Ma i “teppisti”, le gang che assaltano e depredano i negozi, distruggono le vetrine sono solo delinquenti? Oppure qualche banchiere, qualche professionista, qualche buon cittadino distratto ha pensato che bastava sbatterli in quartieri lontani e starsene a vivere nei loro quartieri “bianchi” upper class – problema risolto?

Teppisti certo, e violenti pure. Più che Charles Dickens e Friederich Engels – entrambi hanno descritto a modo loro il proletariato della Londra industriale di oltre 150 anni fa – mi viene in mente Fabrizio De André. Credo finalmente di capire il vero senso di: “anche se vi credete assolti/siete lo stesso coinvolti”.

Con la vetrina del negozio sfasciata o la macchina sfondata, con la scuola in fiamme – e se io stesso fossi pakistano, indiano, caraibico – invocherei senza dubbio lo Stato, la forza e l’autorità della polizia contro le gang. E avrei ragione.

Ma arrestare anche tutti i “teppisti” risolverebbe il problema? Non sta forse crescendo il malcontento di una generazione lasciata ai margini? Quanti, fuori dalle gang, guardano agli scontri con senso di rivalsa, perfino con simpatia?

A Londra si è rotto qualcosa. Da oggi bisognerà rifletterci.