Da Cesenatico a Igea Marina, molte strutture nate a metà dell'ottocento sono tutelate dai beni architettonici oppure ancora oggi in funzione gestite dalla Caritas. Ma di fronte a nuovi progetti di riqualificazione più simili a parchi giochi, sembrano lontanissimi i tempi delle curative colonie fasciste
Di quelle vecchie colonie estive oggi rimangono spesso, sulle spiagge della Riviera romagnola, solo gli scheletri di grandi edifici abbandonati a ridosso delle spiagge, luoghi che salgono periodicamente alla ribalta delle cronache quando vengono occupati abusivamente da immigrati clandestini (è di qualche giorno fa la notizia dell’arresto nel riminese di una ventina di extracomunitari sprovvisti di permesso di soggiorno, occupanti abusivi di tali edifici), testimonianza in mattoni e calce di un mondo all’apparenza scomparso.
Solo all’apparenza però, perchè le colonie estive in realtà sono vive e vegete, e ancora oggi offrono ai bambini e agli adolescenti la possibilità della prima, vera esperienza di vita autonoma. Lontani dai genitori senza le costrizioni da regime para-militaresco cui un tempo venivano sottoposti giovani balilla e piccole italiane. Da Cesenatico ad Igea Marina, gestite da associazioni o enti religiosi, hanno conosciuto negli ultimi anni una ripresa dopo il declino degli anni ’80 e ’90, quando molte di esse vennero chiuse. La Colonia 12 stelle di Cesenatico ne è un esempio. Nata nel 1952 su iniziativa della Diocesi di Trento è oggi gestita dalla curia di Bolzano e Bressanone e dalla Fondazione Odar (Opera diocesana di assistenza religiosa), braccio operativo della Caritas altoatesina.
Duecentottanta posti per quattro turni di due settimane ciascuno, ai costi contenuti che la provincia autonoma riesce a garantire. Ad ogni fascia di età (dai 6 ai 15 anni) è garantita una vacanza costruita su misura per le esigenze educatice di ogni fase della crescita. Le regole ci sono: sveglia tutti assieme, suddivisione in gruppi di 13 bambini, ciascuno seguito da un educatore, poca flessibilità anche per quel che riguarda l’uso del cellulare, spiacevole protagonista di episodi di bullismo. Un dramma per genitori iperprotettivi? In realtà molti di quelli che mandano i figli in colonia hanno vissuto a loro volta l’esperienza da bambini.
E se negli anni Cinquanta andare in colonia significava poter godere per qualche settimana di qualche porzione in più di carne e negli anni Settanta ed oltre ritrovarsi con gli altri figli di operai ed impiegati nelle colonie aziendali (c’è addirittura un gruppo su Facebook che chiama a raccolta i partecipanti alle colonie estive Alitalia degli anni Ottanta e Novanta), rimane nel tempo il valore aggiunto dell’incontro e dello scambio, di vivere un’avventura quasi “da grandi”, respirando il sapore della libertà entro determinati recinti. Le giornate infatti sono più che piene, da mattina a sera, di attività, giochi, gare, escursioni. Ad Igea Marina alla colonia “Ragazzi e cinema” chi vuole può partecipare alla realizzazione di un video o di una trasmissione radiofonica dedicati ovviamente al soggiorno. E ai più grandicelli non si nega una gita all’Aquafan, perchè se l’adolescenza spinge non si può non assecondarla.
A Rimini quel che resta della vecchia Colonia Murri, che marca con la sua presenza un ampio tratto di spiaggia a Bellariva, non tornerà alla sua funzione originale. Costruita nel 1911 dalle Opere Pie di Bologna e Imola e destinata alla cura dei ragazzi affetti da scrofolosi è stata vincolata fino ad oggi ai Beni Architettonici. A seguito di un accordo siglato nel febbraio di quest’anno dopo lunghe trattative essa sarà oggetto di un ampio lavoro di riqualificazione che la trasformerà, secondo il progetto, in area parcheggio e in “entertainment center”, per un costo complessivo di investimento che supera i 9 milioni di euro, affidato in appalto dal Comune di Rimini alla società Rimini&Rimini Spa.