Manifesteranno sulla battigia, che per loro è il luogo di lavoro, in 350. Il giorno della vigilia di Ferragosto, domenica 14, il giorno più importante della stagione balneare. E senza il loro lavoro quel giorno sarà proibito ai turisti fare il bagno. Una festa – il Ferragosto – che segna il passo dell’estate.
Così i bagnini della Provincia di Rimini faranno sentire la loro voce per il mancato rinnovo del contratto di lavoro stagionale. L’integrazione territoriale al contratto di riferimento nazionale del turismo, bloccato ormai da due anni. I “marinai di salvataggio”, più semplicemente bagnini, life guard per chi volesse usare un anglicismo, non saliranno dunque sulle torrette di guardia per tutta la giornata, nel tratto costiero che va da Cattolica fino a Bellaria, passando per Rimini e Riccione.
I gestori dei bagni che fanno capo a Oasi-Confartigianato, la cooperativa che riunisce 450 su 500 degli stabilimenti costieri, si rifiutano di firmare un adeguamento salariale che va dai 50 ai 125 euro mensili (in base all’esperienza maturata) ritenendo le richieste economiche non sostenibili. Di parere contrario Confcommercio, Confesercenti e la cooperativa dei gestori della zona di Misano Adriatico, che hanno invece firmato l’accordo, distaccandosi degli altri gestori. E soprattutto il sindacato promotore, Filcams-Cgil che precisa: “le torrette sono posizionate a distanza di 150 m l’una dall’altra, il che significa che il costo è spalmato su due o tre bagni”. Costi irrisori, pare, per una tutela che non può venire meno.
Eppure la storia non è nuova: già nel 2009 la protesta aveva infiammato il ferragosto riminese, vedendo i bagnini a braccia incrociate. Due anni dopo non è cambiato nulla e i marinai di salvataggio si trovano con le stesse richieste in mano.
Per tutta risposta, al fine di garantire la giornata di mare e i suoi entroiti, i gestori avevano affisso una locandina in cui si comunicava che per “problemi di disservizio” legati allo sciopero, nella giornata di domenica avrebbero issato bandiera rossa. Facendo però i conti senza la Regione, che ha bloccato l’iniziativa con un’ordinanza, giacché per legge il responsabile del bagno – in quanto tale – è tenuto a garantire il servizio di salvamento in ogni caso. E dato che “per legge è vietato assumere personale in sostituzione dei lavoratori in sciopero, e la maggior parte dei gestori non possiedono più il brevetto di salvataggio per raggiunti limiti di età”, come spiega il segretario provinciale di Filcams-Cgil, Mauro Rossi, si prevede la chiusura di molti dei gestori non firmatari. Senza marinai di salvataggio infatti, dovrà essere il titolare stesso o, al suo posto, un dipendente munito di regolare brevetto, a salire sulla torretta di avvistamento. In caso contrario, niente ricezione.
“Non stiamo parlando di fornire lettini e ombrelloni – prosegue – ma di un’attività essenziale e delicata: stiamo parlando di assistenza in mare”. A quanto pare sottovalutata. I bagnini della riviera romagnola si portano appresso un’allegra nomea che però poco dice a proposito dell’importanza del lavoro che di fatto si trovano a svolgere: salvaguardia della nostra stagione estiva – e soprattutto della nostra pelle (abbronzata). Una responsabilità che chiede di essere riconosciuta anche sulla carta, e con un adeguato compenso, anche perché “se muore qualcuno, sono i primi a rientrare nel registro degli indagati”, sottolinea il segretario.
A conferma del senso di responsabilità che appartiene a questa categoria, lo sciopero prenderà la forma di un corteo che a partire dalle 9.30 e per tutta la giornata sfilerà sulla costa, “occupandosi anche di controllare che venga effettuato il servizio di salvataggio sulla riviera”, spiega il segretario sindacale e precisa: “Ricordiamoci che stiamo parlando di un’affluenza che ogni stagione vede riversarsi sulle spiagge tre milioni di bagnanti”.