Un’estate come tante in cui si cerca il tormentone dell’anno, la canzone e tutti a darsi battaglia per scoprirla, e varie inutili melodie a contendersi lo scettro e i guadagni.
Un’estate come tante in cui le notizie di cronaca nera martellano con gli stessi nomi ripetuti allo sfinimento, bombardandoci con aggiornamenti di ora in ora come se la vita o meglio la morte fosse fiction.
Un’estate in cui a tutto questo si sono aggiunte le notizie su di lui, la rockstar italiana per eccellenza, il re degli stadi, amato e venerato da tanti di tante generazioni.
La stampa a volte si limita semplicemente a riportare quello che Vasco nazionale in prima persona annuncia sul suo profilo pubblico di facebook.
Da quando ha scoperto questo “mezzo” ha instaurato un filo diretto con i suoi fan anche se, come tutti i personaggi pubblici, non apre un dibattito, per cui non risponde ai commenti bensì si limita a scrivere note e status o pubblicare suoi video. Le notizie sulla sua salute date dai telegiornali nei giorni scorsi, sono niente in confronto al susseguirsi di dichiarazioni di suo pugno di questi giorni, compresa una delle ultime note, una reprise della polemica con il Ligabue, altro indiscusso baluardo del rock italiano, riportata nello stralcio dell’intervista concessa a Red Ronnie in cui Vasco definisce Ligabue “un bicchiere di talento in un mare di presunzione”, dopo aver ironicamente smentito di aver detto la “banalità ovvia” che Liga deve mangiare ancora molta polenta prima di potersi confrontare con lui.
Frase che stavolta non potrà essere smentita dalla sua portavoce come era accaduto per la precedente uscita di aprile, che sicuramente scatenerà il pubblico dividendolo e che alimenterà ulteriormente la stampa italiana, mentre al momento c’è ancora silenzio da parte del Liga.
Si dimette non si dimette, è depresso non è depresso. La stampa “è veloce nell’informare ma dannatamente ritardata nel comprendere”, scrive Vasco proprio a commento delle sue dichiarazioni e dell’interpretazione che ne fanno i giornalisti.
Noi siamo confusi, noi persone “normali” che ammiriamo ma non fanatizziamo, che analizziamo lucidamente. Non sappiamo come reagire di fronte a quei quattro minuti di video in cui Vasco con il sottofondo di un pezzo degli Skiantos e in bocca una sigaretta – dice di non aver smesso di fumare ma ammonisce noi a non farlo – invita a fare una vita sana, cercando “di non prendere nessuna… insomma magari neanche un’aspirina”.
Aggiunge di non aver preso mai un’aspirina, perché “piuttosto sopporto i dolori fisici, ma non sopporto quelli psicologici, nel senso che sopporto di più i dolori fisici che quelli psicologici”.
E continuando: “Il mio si chiama male di vivere non è depressione, è male di vivere che comunque devo dire che, visto che mi permette poi di scrivere le canzoni che scrivo, bèh, io devo essere sincero, alla fine mi sembra che il prezzo valga molto molto molto la candela”.
Di fronte a quest’ultima dichiarazione, sottolineata da quel molto ripetuto tre volte noi siamo ancora più confusi.
Questo video mi fa tenerezza. Immagino un uomo per decenni dentro al meccanismo dei comunicati stampa, delle uscite discografiche scandite da ritmi ufficiali, scollato dalla vita reale, completamente dentro al suo successo.
Ma se oggi, in questa confusione che hanno creato le sue esternazioni, Vasco ha deciso di sovvertire le regole imposte dagli uffici stampa ben venga: vuol dire che apre la strada (finalmente) a una nuova forma di comunicazione anche in quel santuario intoccabile che sono le etichette discografiche.