Nel 1980 avevo 5 anni.
Sapevo poco di quella tragedia quando mi sono trasferito a Bologna tre anni fa e ho creduto fosse mio dovere cominciare a comprendere, provare a conoscere.
Ho scoperto il sito dell’associazione dei famigliari delle vittime (www.stragi.it) e poi ho stampato e letto la decisione della seconda corte d’appello d’assise che ha condannato alcuni esecutori della strage e depistatori. Leggere questa sentenza (che è divenuta definitiva e irrevocabile dopo la conferma in Cassazione) mi ha lasciato tre forti sensazioni.
La prima è sgomento per la follia di questi giovani che credevano di cambiare il corso della storia italiana uccidendo vite innocenti e facendosi manipolare da idee vuote e menti ciniche.
La seconda è sollievo e conforto di vedere una pagina rigorosa e alta per la giustizia: ogni dettaglio é approfondito, ogni argomento vagliato, ogni ipotesi sondata; la motivazione é il luogo che distingue la forza cieca del potere dall’applicazione della legge e della ragione.
La terza sensazione riguarda il capitolo del depistaggi. Ci sono molte risposte insolute nella strage ma pochi sanno che Licio Gelli e alcuni uomini del Sismi legati alla P2 sono stati condannati in maniera definitiva per aver depistato le indagini (la bomba sul treno Taranto – Milano). E’ un dato processuale che dovrebbe far riflettere molto la politica e la storia, ma così non mi pare sia avvenuto se é vero che oggi troviamo ex-iscritti alla loggia di Gelli in alte cariche istituzionali e nell’organo parlamentare che deve vigilare sull’operato dei servizi.
Spesso in Italia ci si duole dei misteri irrisolti; io mi preoccuperei anche del fatto che non sembra che abbiamo saputo trarre insegnamenti nemmeno da quelli che hanno trovato soluzione.