Per tutto il giorno di ieri cerco di capire. Parlo con tutti gli amici che sono a Londra, anche se molti, essendo agosto, sono temporaneamente in Italia come me, mentre altri sono casualmente in vacanza in Inghilterra.

Gli amici si dividono, così come anche i commenti dei lettori. Qualcuno inneggia – forse un po’ astrattamente – alla rivolta. Altri sono convinti che la politica non c’entri: è solo delinquenza, voglia di distruggere. Quelli sono come hooligans, razziano e distruggono per divertirsi.

Mi convince di più, a occhio. Sarà anche colpa di chi ha lasciato che i ghetti si creassero e la rabbia crescesse, ma non vedo contraddizione.

Leggo su facebook di amici che escono dal lavoro. L’ufficio chiude prima per motivi di sicurezza. Si prepara una specie di coprifuoco: la quarta notte vedrà per le strade di Londra così tanta polizia che non l’ha vista da decenni.

Neanche fosse l’Irlanda del Nord.

Cameron è stato durissimo. Ma anche i cittadini lo sono. “Dove stanno i genitori di questi che devastano? E loro, non dovrebbero essere a casa?” si chiede una donna sulla Bbc. Parla da una strada devastata, potrebbe trovarsi a Baghdad.

Invece non è l’Iraq o l’Afghanistan, ma una delle capitali più moderne e civili d’Europa, la “fu” shining London del miracolo finanziario e di Tony Blair, la culla della democrazia moderna.

Il governo sarà duro, tutto gli sarà permesso pur di rimettere ordine.

Cosa vogliono i ragazzi del BlackBerry? Sono rivoluzionari, bulli, semplici delinquenti o vittime del disagio sociale? In ogni caso, la loro violenza ottiene uno scopo immediato: coalizza la società civile contro di loro. E fa bene al potere.

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