Verrà annullata la decisione di cambiare la denominazione dell'area verde per ricordare Sandra Mondaini e Raimondo Vianello invece dei magistrati. Ma il Comune si difende: "E' stato tutto manipolato"
Nei giorni scorsi la scelta dell’amministrazione di intitolare l’area verde, un tempo dedicata ai magistrati, a Raimondo Vianello e Sandra Mondaini aveva scatenato le proteste del Pd e del Popolo Viola. Ieri Fecci aveva spiegato però che non c’era stata alcuna sostituzione Falcone-Borsellino con Mondaini-Vianello, perchè dal 2007 il parco non era più dedicato ai due magistrati, cui il Comune ha invece già deciso di intitolare i nuovi viali della stazione, sempre – e questo lo aggiungiamo noi – che ci siano i soldi per portare a termine i lavori.
“In ogni modo – prosegue oggi l’assessore -, come già ribadito, riporterò la questione in sede di Commissione toponomastica, proponendo l’abrogazione della delibera del 2007, per ridare al parco l’intitolazione a Falcone e Borsellino. Poi, chi sarà presente all’inaugurazione della nuova viabilità della stazione, nel 2012, deciderà se mantenere la toponimia del parco o se destinare ai due magistrati, come abbiamo proposto noi, l’intitolazione dei viali sotto a piazza Dalla Chiesa, luoghi sicuramente più idonei a rappresentare i due eroi della lotta alla mafia: perchè più frequentati e più prestigiosi”.
“Nessuno ha cambiato l’intitolazione del parco da Falcone e Borsellino a Sandra e Raimondo Vianello – ha ribadito – ma la commissione bipartisan da me presieduta ha solo proposto di intitolare ai due attori una parte del parco attualmente senza toponimo”.
L’assessore accetta critiche “sul merito dell’intitolazione”, ma “far passare il messaggio che si è voluto fare un torto alla memoria dei due magistrati è una falsità molto grave”. Per questo Fecci parla di “attacco politico di bassissimo livello”, di “speculazione sulla memoria di chi ha lottato ed è morto per la legalità”. La nuova polemica infatti si inserisce del difficilissimo momento vissuto dalla Giunta guidata dal sindaco Pietro Vignali, attaccato per l’inchiesta giudiziaria sulle presunte tangenti che coinvolge due alti dirigenti e che hanno portato a dimissioni nell’esecutivo.