Scuola

Scuola e contratti: una guerra tra poveri

Pagano sempre più la scuola e i suoi insegnanti. Negli uffici scolastici regionali e provinciali sono stati precettati dirigenti e impiegati per dare un posto fisso ai precari entro la fine del mese, ma con uno stipendio che resterà immutato per 9 anni. Un giochino che consentirà un risparmio per lo Stato di un miliardo di euro.

Ma non è questo l’unico handicap delle operazioni: è stato sciolto il nodo della graduatoria da cui ricavare i nominativi a cui assegnare i contratti a tempo indeterminato: quelle vecchie o quelle aggiornate con la presenza dei precari provenienti da altre province? Si è scelta la strada di un colpo al cerchio e un colpo alla botte: 10 mila dalle seconde e 20 mila dalle prime. Conclusione: secondo calcoli resi noti dalla Cisl scuola il 46 per cento – quasi la metà – saliranno in cattedra al nord, il 29 per cento al centro e solo il 24 per cento al Sud. Posti in gran parte al nord, dunque, ma grazie all’uso delle due graduatorie limitando l’accesso ai precari provenienti dal sud. Un criterio già duramente contestato perché non tiene conto nemmeno di una sentenza della Corte costituzionale che aveva dichiarato illegittime le vecchie graduatorie.

La contestazione arriva persino da parlamentari della maggioranza. “In tal modo – spiegano i deputati del Pdl Alessandro Pagano e Giuseppe Marinelloi docenti del centro sud in possesso dei cosiddetti super-punteggi dopo la riapertura delle graduatorie e dunque dei prescritti requisiti, vedranno annullate, o comunque enormemente ridotte, le possibilità di immissione in ruolo“. I due deputati, pur appartenendo allo stesso partito della Gelmini, continuano: “Cambiando le regole a giochi già avviati e senza interpellare tutte le parti interessate oltre a gettare un’ombra sui leali e ottimi rapporti istituzionali esistenti, si corre il serio pericolo di alimentare un’assurda e inutile “guerra tra poveri” e di accrescere le tensioni tra il nord e il sud”.

In ogni modo per tutti i docenti e non docenti che si apprestano a guadagnare un posto fisso, subiranno delle condizioni economiche fortemente penalizzanti rispetto ai colleghi già di ruolo perché le loro retribuzioni saranno bloccate per nove anni. Secondo i calcoli fatti da due esperti, Pippo Frisone sindacalista della Flc Cgil, e Osvaldo Roman consulente scolastico del parlamentari del pd apparsi su “Scuola Oggi” il blocco dei “geadoni” per progredire economicamente in base all’anzianità comporterà per ogni neoassunto una perdita di quasi 5 mila euro per i diplomati e oltre 10 per i laureati. “Una vera e propria tassa sull’assunzione – commenta FrisoneOggi è il primo gradone a saltare, domani sarà l’intero impianto sulle anzianità ad essere messo in discussione, in attesa di celebrare le nozze sul merito coi fichi secchi delle risorse inghiottite dal debito!”.