Che la sua carriera fosse un continuo crescere non è mai stato un mistero. Un uomo che si è tirato su dal nulla ed è arrivato alla corte di Silvio Berlusconi senza transitare dai soliti canali, l’ex Partito socialista, talvolta la P2, più spesso la galassia Mondadori-Mediaset. Niente di tutto questo: Maurizio Paniz era ed è semplicemente un onorevole-avvocato. Uno di quelli che in aula non si risparmia, che sia in un tribunale di provincia o alla camera dei deputati.
Bellunese, juventino, ma soprattutto berlusconiano, dai tribunali di provincia è arrivato alla cima più alta: detta la linea al collegio difensivo del premier (sua l’idea, non troppo brillante, di perseguire la strada che Berlusconi fosse davvero convinto la sera della telefonata in questura a Milano sulla parentela di Ruby Rubacuori con Mubarak) e difende gli alti dirigenti Enel.
Paniz in questi giorni si occupa dei duemilaseicento metri cubi di fanghi versati da Enel Green Power nelle campagne vicino alla diga di Riolunato che sono classificabili come rifiuti, recuperati senza autorizzazione. Lo ha sottolineato il tribunale del Riesame di Modena rigettando l’istanza di dissequestro del responsabile Giovanni Rocchi, indagato per gestione non autorizzata di rifiuti. Ma l’ordinanza svela appunti che l’avvocato che assiste il delegato del colosso energetico è appunto Paniz, il deputato bellunese del Pdl tra i primi consigliori del premier.
La società guidata da Francesco Starace è la concessionaria dei lavori di adeguamento della barriera di Riolunato, risalente all’epoca prefascista e da un trentennio collegata alla centrale idroelettrica di Strettara di Lama Mocogno. Opere quantomai necessarie che in primavera sono finite al centro di polemiche per la morìa di pesci e i danni all’agricoltura provocati dallo scarico di terriccio nel torrente Scoltenna, affluente del Panaro che conduce ai canali di irrigazione.
Alle richieste di risarcimento in sede civile annunciate da contadini, Legambiente, ufficio ‘Caccia e pesca’ della Provincia e i Comuni montani interessati, si è poi aggiunta l’inchiesta del Corpo forestale dello Stato coordinata dal Pm Claudia Natalini. Due mesi fa gli agenti modenesi, recepite alcune segnalazioni di residenti, hanno sequestrato in via probatoria 4mila mq di area agricola a due chilometri dalla diga: il terreno era coperto di fanghi, gomme di biciclette e pezzi di plastica classificabili come rifiuti non pericolosi per un totale di 2600 metri cubi. Secondo gli inquirenti la controllata Enel votata alle energie alternative – che nell’ultimo semestre registra un utile in rialzo del 18,6% a 300 milioni di euro e ricavi saliti del 24,6% a 1,33 miliardi – ha così risparmiato le briciole del costo di smaltimento e trasporto dei materiali alla discarica di Zocca, che si trova a 80 chilometri di distanza dalla parte opposta della vallata.
Il geometra Giovanni Rocchi, delegato per il bacino idrico dell’appennino modenese, è indagato per gestione non autorizzata di rifiuti (non pericolosi), reato contravvenzionale punito con l’arresto da 3 mesi a un anno o con l’ammenda da 2600 a 26mila euro.
Da neo-avvocato del responsabile emiliano di Enel Green Power, Paniz ha depositato il ricorso contro il sequestro da parte del Corpo Forestale del terreno utilizzato per lo scarico dei fanghi della diga di Riolunato. Lo ha firmato a quattro mani col figlio Massimiliano, 36enne legale alle prime armi (iscritto all’albo dal 2008), e depositato presso la cancelleria del tribunale di Belluno.
Nell’istanza invitavano i giudici a considerare il materiale versato “terra limosa e argillosa (come indicato nella delibera della Regione Emilia Romagna del novembre 2009) per l’utilizzo della quale Enel Green Power versava un canone alla Regione”. In secondo luogo “il ritrovamento di materiale diverso dai fanghi – qualificabile come ‘rifiuto’ – era dovuto alla condotta incivile dei visitatori. In ogni caso la società avrebbe potuto eliminare tali rifiuti solo dopo aver setacciato il fango depositato sull’area sequestrata”.
Il tribunale del Riesame ha rigettato l’istanza confermando il quadro indiziario sulla base di documenti e dichiarazioni dei responsabili degli Enti competenti (Provincia di Modena, Comune di Riolunato e servizio tecnico di bacino affluenti del Po) ma anche di atti della stessa Enel Green Power.
Per adesso hanno ragione i giudici, che non hanno voluto sentire le ragioni della famiglia Paniz. Ma si sa, il parlamentare bellunese mica si arrende così facilmente. E’ anche per questo che Berlusconi lo adora: magari giuridicamente non è tra gli avvocati più sofisticati, ma passione ce ne mette in abbondanza.