Del clamore destato dalla lettera del capitano dei carabinieri Saverio Spadaro Tracuzzi, in carcere dalla fine dello scorso anno perché la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria l’ha ritenuto vicino alla cosca Lo Giudice, il procuratore Pignatone ha dedicato l’ultima parte della conferenza stampa convocata per illustrare i particolari della cattura del latitante Francesco Pesce. “Da un comunicato del Procuratore di Santa Maria Capua Vetere – ha detto Pignatone – sappiamo che c’è un’indagine. Non sappiamo altro. Da parte nostra c’è ovviamente il massimo rispetto dell’indagine condotta da quella Procura. Abbiamo anche trasmesso, di nostra iniziativa alcuni atti che riteniamo siano utili. Aspettiamo convinti che la correttezza e la linearità” dell’operato della Procura di Reggio e della Polizia giudiziaria di Reggio, specie dei vertici, della cui collaborazione io mi onoro, sarà chiarito al di là di ogni dubbio. Io non voglio parlare qui dell’indagine. Ora voglio fare un discorso più in generale. Gli archivi dei tribunali, del palazzi di giustizia siciliani, calabresi, campani, milanesi, sono pieni di accuse di mafiosi di ogni genere – da Salvatore Riina a scendere – che parlano di torture, di violenze, di trattamenti inumani, di dichiarazioni estorte, di violazione delle regole. Ci sono archivi pieni. Tutti sapete come finiscono queste cose”.
Il Procuratore Giuseppe Pignatone ha poi aggiunto che “nessuno si è mai sognato di chiedere, non dico a Falcone e Borsellino, ma anche al più anonimo dei giudici siciliani, calabresi, napoletani, di rispondere a queste accuse sui giornali; di intavolare una specie di ‘porta a porta’, chiedo scusa a Bruno Vespa, provinciale per cui oggi il detenuto X dice una cosa, il procuratore o il giudice per le indagini preliminari ne dice un’altra, poi interviene, per esempio qualche altra persona, poi spunta un altro detenuto per mafia, per omicidio, per chissà che cosa e facciamo un dibattito. Questo, finora, a mia conoscenza non è mai avvenuto. Le risposte a queste cose vanno date nei processi e secondo le regole dei processi. Processi che hanno portato a condanne, possono portare anche all’assoluzione dell’imputato insomma a diversi esiti. Si è visto che le indagini vanno avanti come prima, senza guardare in faccia nessuno; senza pregiudizi né positivi, né negativi. Noi non facciamo le indagini perché ce lo dicono i giornali o chi dei vari organi di stampa si senta. Né ci fermiamo perché ci rendiamo conto che queste indagini sono sgradite a qualcuno”. Parole pacate quelle del procuratore Pignatone, il quale, finita la conferenza stampa ha evitato di rendere ulteriori dichiarazioni.