Il caldo può fare brutti scherzi. Ditelo ai Giovani del Pdl, che, per seguire la linea tracciata dal nuovo segretario Angelino Alfano – quella del “partito degli onesti”, per intenderci – hanno appena varato un Manifesto etico per iscritti e cariche istituzionali. Un lungo elenco di regole ferree, dalla meritocrazia alla questione giudiziaria, per fare piazza pulita delle mele marce nella selezione della classe dirigente.
“Siamo e saremo garantisti – ha spiegato pochi giorni fa al Giornale Maria Grazia Frijia, giovane vice presidente del consiglio comunale della Spezia, uno dei principali promoter del Codice etico della Giovane Italia – Allo stesso tempo, però, riteniamo che in questo momento storico la politica abbia la forte necessità di recuperare credibilità. Per questo pensiamo sia necessario fare appello a tutti coloro che si riconoscono in quel Partito degli Onesti richiamato anche dal nostro segretario nazionale, Angelino Alfano, e fare uno sforzo: dobbiamo dare tutti il buon esempio, evitando candidature, che a volte potrebbero essere considerate ‘comode’, di persone coinvolte in inchieste giudiziarie particolarmente importanti e/o condannate in primo grado per reati di particolare gravità”.
“Siamo stufi di sentirci dire che noi del Pdl non siamo gente per bene – continua la Frijia – È da qui che nasce la voglia di mettere nero su bianco delle regole da stabilire all’interno del partito per regolamentare la posizione di chi si trova alle prese con problemi giudiziari. Una forte volontà di cambiare, di segnare un cambio di rotta importante anche nel nostro partito che ha l’evidente necessità di recuperare credibilità soprattutto agli occhi dei nostri elettori che ci chiedono un segnale energico”.
Il giro di vite, a leggere il documento, sembra tutt’altro che indolore: “sospensione da incarichi di partito per chi è stato oggetto di condanne penali anche solo in primo grado” e per alcuni particolari tipi di reato – “di mafia, di criminalità organizzata o contro la libertà personale, di corruzione e concussione, ed in genere reati di particolare gravità” – la disposizione a rinunciare ad incarichi istituzionali elettivi, anche qualora vi siano solo “coinvolgimenti in inchieste giudiziarie per i particolari reati sopracitati”. Linea dura insomma: fuori dal partito e dalle istituzioni “fino a richiesta di archiviazione, estinzione o definizione del giudizio di primo grado con assoluzione dell’imputato”. Altro caposaldo del manifesto l’invito a “non candidare nelle liste del partito ed in ogni tipo di istituzione” persone con identici problemi.
Segue poi un minuzioso elenco, “a titolo esemplificativo”, delle cariche istituzionali a cui dovrebbe rinunciare chi è accusato di reati particolarmente gravi appena scatta l’inchiesta: una lista a tutto campo, che attraversa i vari livelli amministrativi, dai “presidenti e vice presidenti di commissioni parlamentari, regionali, provinciali e comunali”, fino ai “presidenti e vice presidenti di consiglio regionale, provinciale e comunale”. E chi mancherà mai in questa puntigliosa e dettagliata enumerazione? Ovviamente lui. Tutti tranne Berlusconi, per dirla con Giuliano Ferrara. Ma lasciamo il beneficio del dubbio ai giovani coraggiosi del Pdl, senza essere subito in malafede: sarà stato un colpo di calore. Come spiegano i medici, l’ipertermia può far perdere lucidità.