Temo sia presto per una valutazione lucida sulla manovra economica. C’è una settimana prima della discussione in Senato e in questi sette giorni spunteranno tutte le rivendicazioni particolari, le proposte, le controproposte, la spinta dell’opinione pubblica. Troppo spesso, in questi tre anni, siamo stati abituati a risultati finali assai diversi dalle proposte iniziali.

C’è un dato che però mi sembra evidente e che, francamente, non mi aspettavo: Berlusconi è sopravvissuto al berlusconismo.

In questi dodici mesi avevamo infatti assistito al declino di credibilità, di charme, persino fisico di Silvio Berlusconi. La fase calante del premier non era più un auspicio di alcuni e un’opinione di molti: era un fatto.

Allo stesso tempo il sistema ideale, valoriale, culturale del berlusconismo appariva saldamente al suo posto: “la crisi non esiste, evadere il fisco può essere accettabile, se sei una bella donna hai più possibilità di fare carriera in un modo atrocemente maschilista, fatta la legge trovato l’inganno, ghe pensi mi, non metteremo mai le mani nelle tasche dei cittadini”.

Molti di questi mantra sono saltati di colpo, e improvvisamente, in una conferenza stampa. E in una sola frase: “Il mio cuore gronda sangue. Il vanto del mio governo era che non avrei messo le mani nelle tasche degli italiani. Ma siamo di fronte a una crisi planetaria, andiamo nella direzione chiesta dalla Bce.”

Berlusconi ammette così il tradimento della sua ideologia politica e la conseguente fine del sogno, della promessa, del mito del meno tasse per tutti. Tradisce milioni di elettori che credevano nella rivoluzione liberale. Tradisce gli elettori di destra, quelli più anticomunisti che pro-berlusconiani, convinti che votare Silvio avrebbe garantito all’Italia decisioni culturalmente diverse da quelle che prenderebbe il centrosinistra, se governasse.

Berlusconi lascia milioni di italiani orfani, senza appartenenza politica. Le idee del premier non erano legate a nessuna ricetta economico-sociale tipica della destra europea. Il berlusconismo era una cosa a sè. Berlusconi ha portato la sua visione del mondo e l’ha trasformata in egemonia. Ora c’è una parte di Paese che guarda al futuro con smarrimento sia per la inaspettata cattiveria della manovra che per l’impossibilità di affidarsi a un’altra classe politica, a un altro modello, a un’altra visione.

Non c’è nessuna offerta politica che in Italia, infatti, assomiglia al berlusconismo. Perché il berlusconismo non c’è più.

Ma resta lui, ancora lì, ancora premier. Non si sa quanto stabilmente, non si sa per quanto tempo. Però Berlusconi è riuscito a sopravvivere al berlusconismo, pur uccidendolo. Pur compromettendo, definitivamente, il suo futuro politico.

E consegnandolo, di fatto, nelle mani di Tremonti, il grande vincitore di queste giornate. Il mandante dell’uccisione del berlusconismo. E, secondo alcuni, la prossima testa che salterà nel Governo. Per volontà del sopravvissuto Berlusconi.

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