Sono in viaggio di piacere in India, precisamente in Rajasthan che, dopo il Punjab, è il secondo  Stato più ricco di questa Repubblica Federale (che conta circa 1 miliardo e 200 milioni di abitanti) e vedo una situazione di sviluppo socio-economico a diverse velocità che mi lascia decisamente sconcertata, mentre mi arrivano via email le news che raccontano dell’Italia e dagli altri Paesi occidentali in piena crisi finanziaria che, lette da qui, mi conducono ad un ragionamento che inevitabilmente parte da una visione più ampia della realtà.

Non so quanti di voi siano stati in India per turismo o per lavoro e si siano personalmente resi conto della situazione sconvolgente in cui versa questo Paese, da un lato estremamente affascinante per la sua storia e sua la cultura, dall’altro terrificante per il livello di povertà diffusa, poca civilizzazione e assistenza sociale. Nonostante ciò la Repubblica indiana sta destinando molte risorse all’istruzione e lo si vede anche attraverso la pubblicità che è fatta in larga parte da scuole superiori, università, master di ogni genere e sorta. L’istruzione per l’India è una priorità assoluta per poter competere a medio termine nell’arena globale.

Dicevo, ragiono da lontano e da una prospettiva diversa sul fatto che se è vero che la crisi è globale e i cosiddetti “Bric” rappresenteranno il “driver” in termini di crescita economica, intanto mi domando come l’India possa farne parte e come possa rapidamente svilupparsi a tal punto da fare anch’essa da traino, insieme a Brasile, Russia e Cina, alle economie mondiali. D’altro canto mi chiedo anche come gli interventi che si stanno facendo negli Usa ed in Europa,  limitati ad una visione ancora troppo “Europea e Us centrica“, possano risolvere la pesantissima crisi che stiamo attraversando.

Forse sarebbe necessario tenere maggiormente conto che gli squilibri, i grandi problemi dei mercati finanziari internazionali e conseguentemente sociali a cui  tutti quanti stiamo assistendo, sono il risultato di questa globalizzazione di cui tanto si parla da molti anni, e che quindi richiederebbero una “task force” permanente costituita dai massimi esperti di economia a livello intercontinentale che possa supportare tutti i Paesi, mentre osservo una gestione miope e focalizzata ai singoli Statii, come dire esclusivamente autoreferenziale.

Io non faccio l’economista di mestiere, quindi non ho le competenze necessarie per poter approfondire il discorso, ma da qui, dall’India, ho la netta sensazione che i politici, italiani, europei e americani parlino e teorizzino in astratto dell’impatto delle economie globali mentre poi praticamente pensano di affrontare una crisi strutturale come quella dell’ultimo periodo, ovvero iniziata 3 anni fa, all’interno di un “quadro locale”, attuando soluzioni “tappa-buchi”  che a poco serviranno se non si agirà con una visione a medio-lungo termine e che tenga conto dei cambiamenti epocali che stanno avvenendo ad ogni latitudine del mondo, Africa compresa naturalmente.

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