E’ anche il caso del vecchio avvocato Peter Reynolds, 84 anni (il papà di Dianne Behr), 84 anni, dritto come un giunco, snello ed elegante come il principe Filippo cui somiglia un po’. Una vita dedicata al diritto del lavoro, nel Sudafrica degli anni ’50, ’60 e ’70. L’era del più cupo apartheid. Trent’anni di impegno nel tentare di demolire un complesso di norme odiose e inaccettabili per un uomo di Legge come lui, benché bianco e privilegiato. Sottoposto a intercettazioni, perquisizioni. controllato dalla polizia e dai servizi segreti del governo dei bianchi per una vita: ma semper capace di tenerli in scacco. Come? Con le loro stesse armi. Con le loro leggi. Utilizzandole a beneficio dei suoi protetti, senza infrangerle. Come sa fare un avvocato. Ha riposto i codici, ma non ha mollato l’impegno sociale. Basta attraversare la Garden Route che attraversa il Western Cape e, a un miglio dai campi di polo e dai sontuosi cottages olandesi del Kurland Hotel, sorge il Kurland Village. Strana omonimia. Baracche di lamiera ondulata, strade sterrate. Niente acqua corrente. L’avvocato Reynolds ha raccolto piccole fortune in dieci anni di impegno quotidiano. Ora c’è una scuola. Una palestra e un campo di rugby. I bambini hanno un pasto assicurato, almeno a mezzogiorno, a volte anche solo una mela e una carota, per almeno cinque giorni la settimana.
E’ un bel modo questo di fare il pensionato. Meglio che stare a casa a fare la settimana enigmistica.
di Januaria Piromallo