Tutti a vedere Chaplin,<br> ma non è Fantozzi
È magnifico sentire una piazza che ride. Commovente sentirla piangere. Non succede solo a Locarno dove nei giorni del festival, che si è concluso ieri, Piazza Grande è un’enorme sala all’aria aperta. Succede anche a Bologna. Dove a luglio Piazza Maggiore viene presa d’assalto dagli spettatori di “Sotto le stelle del cinema”, rassegna organizzata dalla Cineteca da oltre dieci anni. Suscita stupore (di questi tempi è cosa rara) ripensare ad alcune storiche serate. Come quella in cui migliaia di persone in piedi – e non costrette dal fantozziano megadirettore galattico – hanno visto, lacrimando a più riprese, “Luci della ribalta” di Chaplin. Bambini, studenti, anziani. Impietriti. Il mio vicino, come me, non si mosse per 130 minuti. In piedi, per più di due ore, perché i 4mila posti in platea erano esauriti già un’ora e mezza prima dell’inizio del film. E in piazza non c’erano più neppure gli improvvisati posti “per terra”, o sui gradini di San Petronio (i più contesi), o vicino ai bar, sotto i portici. Memorabili anche gli applausi d’altri tempi, a scena aperta, durante “I soliti ignoti”. A ogni apparizione di Capannelle arrivava un boato. Ancor più incredibile, a ripensarci, che il mutissimo (perchè del 1924) “L’ultima risata” di Murnau abbia tenuto migliaia di persone incollate allo schermo. Piazza piena. Con la gente che riempiva anche le vie laterali.
Nell’edizione che si è conclusa il 30 luglio, sono stati circa 7mila gli ipnotizzati dalla lucida follia di De Niro in “Taxi Driver”. Tremila persone in più delle sedie messe in fila. E quasi 5000 le persone avvinghiate alla trama tragica di Jack La Motta e di “Toro scatenato”. Del resto, come si fa: Piazza Maggiore, la Cavalleria Rusticana sui titoli di testa, il bianco e nero di Scorsese sparato su uno schermo gigante con un audio avvolgente. Bisogna essere ciechi o del tutto insensibili per non esserne conquistati. Una volta gli universitari ci andavano anche di pomeriggio, con il loro libro, in Piazza Mggiore. Mentre i tecnici facevano le prove dell’audio. Decine di ragazzi che leggevano, sotto il sole, accompagnati dalle note di Ennio Morricone, quelle di “C’era una volta il West”. Ecco come si cambia volto a una città. E non dite poi che il cinema non è un’arte di massa.
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