Gli impianti eolici offshore non solo producono energia pulita ma aiutano anche la biodiversità. È quanto emerge da uno studio olandese condotto sul parco eolico Windpark Owez a largo delle coste del Mare del Nord che produce energia per circa 100mila abitazioni. Secondo gli scienziati della Wageningen UR University, del Bureau Waardenburg e dell’Istituto reale olandese di ricerca marina Koninklijk Nioz, l’impianto costituirebbe una vera e propria difesa per i fondali marini della zona e favorirebbe lo sviluppo di nuove specie acquatiche.
La ricerca “Short-term ecological effects of an offshore wind farm in the Dutch coastal zone”, i cui risultati sono stati pubblicati dalla rivista specialistica Environmental Research Letters, ha confermato che i danni al substrato marino, il rumore subacqueo e la rotazione delle pale hanno un impatto negativo del tutto trascurabile in confronto ai numerosi effetti positivi. Secondo quanto osservato, l’impianto eolico agirebbe addirittura come “un nuovo tipo di habitat” a vantaggio di una maggiore biodiversità di certi organismi, con una maggiore presenza di benthos, pesci, mammiferi marini e alcune specie di uccelli. Maggiormente protetto risulta anche il fondale marino, “particolarmente ricco di organismi come mitili, anemoni e granchi”. Ma i benefici non si limitano alle sole acque. Nei cieli della zona si possono ammirare diverse specie di gabbiani ed un elevato numero di cormorani. Secondo gli studiosi, infatti, si può supporre che il parco eolico offra una sorta di oasi di ristoro alla fauna della zona lontano dalle caotiche coste dell’Olanda.
Altro aspetto importante da considerare è il freno che indirettamente la presenza del parco costituisce alla pesca nella zona. Proprio il Mare del Nord è uno dei bacini maggiormente sfruttati dai pescherecci europei, tant’è che gli ambientalisti stimano che circa il 62 per cento di tutto il pescato in questo mare costituisca “overfishing”, ovvero pesca in eccesso rispetto sia alla domanda del mercato che alle quote concesse dall’attuale politica europea di settore (PCP). La struttura stessa del Windpark Owez, il primo parco eolico off-shore d’Olanda, rende inaccessibile alle imbarcazioni una vasta area marina e finisce così per costituire una sorta di riserva naturale per molte specie ittiche. E poi meno pescherecci ed imbarcazioni vuol dire anche meno inquinamento. Decisamente una buona notizia visto che proprio le coste del Mare del Nord di Belgio e Olanda sono tra le acque più inquinate d’Europa, secondo il “Quality of bathing waters 2010” pubblicato dall’agenzia Ue dell’Ambiente.
Proprio gli impianti off-shore (lontani dalle coste) sono visti come il futuro dell’energia eolica che, secondo stime riportate dallo studio in questione, dovrebbe arrivare a soddisfare il 10 per cento del fabbisogno energetico mondiale entro il 2100 (circa 44TW). Ad oggi, uno dei dubbi sull’utilizzo dell’eolico su vasta scala è il loro potenziale contributo al riscaldamento globale dovuto proprio alla rotazione delle enormi pale. Ma secondo lo studio condotto dall’equipe olandese, gli impianti off-shore abbatterebbero anche questo rischio, tanto che si potrebbe aumentare l’installazione di impianti fino a soddisfare ben il 25 per cento del fabbisogno energetico mondiale nel 2100.
Insomma, secondo lo studio olandese l’unico problema sembra essere quello degli uccelli che vanno a sbattere contro le pale dell’impianto. Ma gli studiosi assicurano che il loro numero resta “piuttosto basso”.