Francesco Azzarà, operatore italiano di Emergency, sequestrato domenica a Nyala, capitale del sud Darfur, “sta bene, sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico”. Lo ha riferito Abdul Karim Moussa, vice governatore del sud Darfur, al Sudanese Media Center (Smc). Le forze di sicurezza sudanesi “stanno stringendo il cerchio” intorno ai suoi rapitori, ha detto ancora l’uomo precisando che i responsabili del sequestro – secondo le informazioni a disposizione – “si trovano ancora nel sud Darfur”. “Non abbiamo intenzione di pagare alcun riscatto” per la liberazione di Azzarà, ha aggiunto Moussa, lasciando intendere che potrebbe essere arrivata una richiesta di pagamento di un riscatto alle autorità del sud Darfur.
Già nel pomeriggio Rossella Miccio, coordinatrice dell’ufficio umanitario dell’Ong, aveva parlato di “ottimismo”. E la polizia sudanese aveva fatto sapere di non ritenere Azzarà lontano da Nyala, la capitale del Darfur dove Emergency ha un centro pediatrico e dove è avvenuto il rapimento.
Poi la svolta. Prima il governatore del Darfur meridionale, Abdel Hamid Musa Kasha, ha puntato il dito contro i ribelli del Darfur. Musa Kasha, intervistato dall’Adn International, ha dichiarato di vedere dietro il sequestro dell’operatore italiano “gli uomini fuorilegge di Ibrahim Khalil“, capo dei ribelli del Jem, il Movimento giustizia ed eguaglianza, “e Abdul Wahid al Nour dello Sla”, l’Esercito di liberazione del Sudan, entrambi non firmatari del recente accordo di Doha tra alcuni ribelli del Darfur e il governo sudanese. Secondo il governatore, il sequestro dell’operatore di Emergency “è un atto riconducibile ai ribelli (non firmatari dell’intesa, ndr), che vogliono dimostrare che la zona non è sicura”. “Vogliono sabotare l’accordo di Doha – ha dichiarato – nonostante lo sforzo del governo di Khartoum”. Il governatore si era detto comunque “ottimista”: “Stiamo setacciando la zona e faremo tutti gli sforzi possibili per liberare l’operatore italiano”. Riguardo alla possibilità che dietro al sequestro dell’operatore di Emergency vi sia la tribù di al-rezegat, la stessa del governatore e la più grande nel Darfur, Musa Kasha ha risposto di “parlare in quanto wali (governatore, ndr) di tutti i sudanesi nella regione” escludendo comunque “il coinvolgimento” di questa tribù nel rapimento.
Il governo sudanese ha siglato il 14 luglio scorso a Doha, dopo mesi di negoziati, un accordo di pace con il Movimento liberazione e giustizia, uno dei gruppi ribelli del Darfur. L’accordo non riguarda il Movimento giustizia e uguaglianza nè l’Esercito di liberazione del Sudan. Il Movimento liberazione e giustizia, guidato da Tijani Seise, aveva raggiunto a marzo un’intesa per il cessate il fuoco con Khartoum.
Da ieri un team di Emergency è a Nyala per seguire le indagini in concerto con le autorità locali. Gino Strada, invece, è rimasto a Khartoum da dove segue l’evoluzione della vicenda.