Rimini parte alla “guerra dei ponti”. Albergatori e politica della città simbolo della riviera romagnola si ritrovano uniti contro la decisione del governo Berlusconi, che con la prossima manovra vuole tagliare tre festività che fanno da volano all’industria del turismo nazionale estivo. “A chi serve una manovra che colpisce il settore che produce il 12 % del prodotto interno lordo nazionale?”, chiede Patrizia Rinaldis presidente dell’Aia, Associazione Italiana albergatori di Rimini (che fa capo a Federalberghi).
L’Aia riminese è peraltro quella col maggior numero di iscritti in tutta Italia: 800 alberghi associati nella sola città di Rimini (su 1.000 alberghi in totale). Un punto di vista privilegiato per tastare con mano i possibili effetti di un taglio delle feste che per la sola città di Rimini potrebbe comportare perdite tra i 5 e i 10 milioni di euro, considerando le tre festività del 25 aprile, Festa della Liberazione, 1 maggio, Festa dei Lavoratori e 2 giugno, Festa della Repubblica.
“Ci vuole rispetto per l’industria del turismo. Invece inventano la tassa di soggiorno e ora l’abolizione dei ponti festivi”, dice ancora a ilfattoquotidiano.it Patrizia Rinaldis, che conclude: “Del turismo bisognerebbe parlare di più ogni giorno sui giornali, esattamente come si parla del resto dell’industria”.
Ma anche la politica si muove. L’assessore al turismo della Provincia di Rimini, Fabio Galli, invierà domani una lettera al Coordinamento nazionale degli Assessori al turismo e alla cultura dell’Upi (Unione Province d’Italia). L’obiettivo è far sì che la parte del decreto legge in cui si parla della manovra venga abolito. “Quel comma non è motivato da alcuna ragione o retroterra, sia economico che sociale o culturale. A fronte di un nebuloso incentivo al lavoro si penalizza un diritto che mette in moto un enorme motore economico diretto e indotto come quello turistico”, dice oggi Galli. Del resto, ha precisato l’assessore romagnolo “se si dice a parole che il turismo è una risorsa, non si può poi pensare un danno del genere”.
Non è ancora chiaro come verrà declinata la questione dei tagli alle festività. Il decreto stesso lascia aperte diverse alternative. L’ormai famigerato comma 24 ipotizza tre scenari possibili: la nuova data di ogni festa dovrebbe decidersi anno per anno (“entro novembre dell’anno precedente”, recita il decreto). Secondo il testo della manovra, le nuove feste (si parla di quelle civili e non di quelle religiose) potrebbero cadere, rispetto alla data della ricorrenza: 1) “il venerdì precedente”, 2)“il lunedì seguente la prima domenica immediatamente successiva”, 3) o ancora (e questo potrebbe essere lo scenario più fosco per gli albergatori) potrebbero coincidere “con tale domenica”.
La riviera romagnola intanto, nonostante il momento non semplice per l’economia internazionale tiene, e anzi aumenta, almeno per quanto riguarda il numero delle presenze. Lo scorso anno in provincia di Rimini sono state quasi 16 milioni le presenze turistiche. Quest’anno a fine giugno erano già stati superati i 5 milioni di turisti con un aumento del 3 %. Tra l’altro, spiega lo stesso assessore Galli, “il fatto che quest’anno il 1 maggio fosse di domenica ha portato a un incasso in meno del 5 %, rispetto allo stesso week end dello scorso anno”. Un segnale chiaro dei danni che il nuovo calendario senza ponti potrebbe causare alla riviera e forse a tutto il turismo nazionale.
d.m.