Una buona notizia per i professori che dopo essersi tanto impegnati per lo sviluppo della Scuola europea di Parma, l’istituto in cui studiano i figli dei dirigenti dell’authority alimentare europea, si sono visti chiudere le porte in faccia per il concorso che avrebbe regalato loro finalmente un posto fisso. Il Tar di Parma, infatti, ha accettato il loro ricorso ammettendo al concorso anche chi era stato inizialmente scartato. Nodo della discordia, il bando di concorso che ammetteva come insegnanti di madrelingua italiana solo già di ruolo. Praticamente pochissimi degli storici professori che hanno fondato la scuola, impegnandosi ogni giorno per raggiungere gli standard europei.
Il 14 settembre prossimo, rende noto il Tar di Parma, il giudice si pronuncerà per una decisione definitiva. L’obiettivo degli insegnanti ‘esclusi’ è infatti quello di ottenere l’annullamento dell’intero reclutamento, visto che si è svolto con modalità non condivise. Oltre al paletto posto sul fatto di essere già di ruolo (favorendo così colleghi stranieri a cui non era chiesta questa posizione), secondo alcuni candidati, infatti, alcuni sono stati scartati pur avendo autocertificato la conoscenza di grado C1 d’una lingua straniera come previsto dal bando di concorso. Al contrario, altri con la stessa autocertificazione sarebbero stati ammessi. Ma oltre al danno la beffa: dopo aver lavorato per anni con stipendi da precari italiani, quest’anno il reddito mensile dei nuovi assunti a tempo indeterminato sarebbe di circa 5 mila euro. Una netta differenza rispetto agli stipendi dei maltrattati prof italiani. <Si tratta di una decisione – affermano i docenti che hanno iniziato ad insegnare nella Scuola europea – non rispettosa del lavoro fin qui svolto da docenti che hanno contribuito a far crescere la Scuola. Siamo stati esclusi a priori, essendo in gran parte sprovvisti del ruolo per l’insegnamento. Ci hanno usati quando avevano bisogno e ci scaricano adesso dandoci il benservito>. Da parte sua invece, Armando Acri, dirigente dell’ufficio scolastico provinciale e presidente della Commissione di selezione è tranquillo: <Continuiamo a lavorare con serenità. Il ricorso ci consente di ammettere alle selezioni finali otto soli candidati, tanti quanti sono i ricorrenti al Tar che finora erano stati esclusi. Gli altri 39 erano già presenti in graduatoria>.
Meno tranquilli, invece, sono gli altri docenti in città, costretti a vedere concorsi per posti da migliaia di euro finanziati da Ministero all’istruzione e Unione e Europea quando nelle scuole italiane non ci sono soldi nemmeno per piangere. E a farne le spese sono soprattutto i bambini disabili, visto che non possono più contare su insegnanti di sostegno. <Mi angustia sapere che una bimba come mia figlia – commenta Michele Bertani -, con invalidità totale e permanente del 100% e con necessità di assistenza continua, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita, dovrà adeguarsi ad un rapporto docente/alunno pari a 1:2,15. Allo stesso modo non posso rassegnarmi al fatto che un Comune virtuoso come quello della mia città (come dicono le statistiche) abbia difficoltà a contrastare efficacemente i dissennati tagli ministeriali operati sulla pelle di questi bambini>. Una situazione che potrebbe essere sanata se per la scuola italiana si spendessero la metà dei soldi che per quella europea. <E’ giusto che in una città si spendano 30 milioni di euro per costruire la sede della scuola europea – commenta Giordano Mancastroppa, maestro della scuola elementare Corazza -, lasciando a secco il resto della cittadinanza? Non è possibile dire che tanto il finanziamento viene dallo Stato, visto che 8 milioni vengono da Stt e dal Comune di Parma. E anche i finanziamenti statali sono soldi di tutti. A Baganzola non ci sono i soldi per costruire una scuola essenziale per la crescita del quartiere, nel quartiere Montebello si rimanda all’infinito la costruzione del nuovo polo scolastico, la Racagni è definita come “situazione urgente” e dovrebbe costare 3 milioni di Euro- per la Scuola Europea parliamo di 10 volte tanto>.
E non solo: grandi differenze ci sono anche per il trattamento degli insegnanti, a parità di titolo di studio e ruolo: <E’ giusto pagare i nuovi docenti della Scuola Europea il triplo di un docente normale? Sono dei super-professori? Ci meravigliamo che ci sia la ressa per fare il concorso e di chi protesta perchè ne rimane fuori? Si tratterà di una super-scuola pagata con i fondi pubblici, con le miserie e i tagli alle altre scuole. La Scuola Europea è una scuola che vive di fondi pubblici (quindi di tutti), ma non lascia entrare tutti. Una mia alunna di quinta si è iscritta alla sezione anglofona, insieme al fratellino di prima elementare, e non è stata neppure convocata a un colloquio, visto che appartiene ad un livello sociale che non interessa alla scuola>. Insomma, sarà una scuola pagata dall’Italia per i figli dei dirigenti europei. L’ennesimo prezzo da pagare alla cara vecchia Unione, quando nel frattempo si smantella l’istruzione italiana: <Non conosco nessuna scuola di Parma che possa permettersi di spendere decine di migliaia di euro per la Festa dell’Europa – spiega Mancastroppa -, per invitare un coro o per finanziare i progetti che ritiene utili per i propri alunni. Conosco scuole statali che basano tutte le loro entrate sulle “offerte” delle famiglie, queste le conosco. Vorrei tanto che qualsiasi politico, qualsiasi funzionario Ministeriale, prima di parlare della Scuola Europea, e di giustificare l’importanza di questa scuola-modello, della sua importanza per Parma, chiedesse scusa alla cittadinanza per ciò che nel frattempo viene tolto a tutti gli altri studenti ed alle loro famiglie, per perpetrare e moltiplicare questi privilegi>.