Carri armati a Damasco

Il presidente siriano, Bashar al Assad cerca di sparigliare le carte e dichiara al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, che le operazioni militari in Siria “sono terminate”. Lo ha riferito con un comunicato Farhan Haq, portavoce aggiunto dell’Onu, riportando la risposta data da Assad al segretario generale, il quale, in un colloquio telefonico, gli chiedeva “la cessazione immediata di tutte le operazioni militari e degli arresti di massa” nel Paese.

Ma le dichiarazioni di Bashar al Assad non hanno convinto il Consiglio Onu dei diritti umani che si riunirà lunedì prossimo in sessione speciale a Ginevra per esaminare la situazione in Siria. Si tratterà della seconda sessione straordinaria dedicata quest’anno al regime di Assad che ha scatenato una violenta repressione delle manifestazioni cominciate il 29 aprile 2011.

La nuova sessione speciale – informa l’Onu in una nota – si svolge in seguito a “una richiesta dell’Unione europea e della Polonia” Tra i 47 Paesi membri del Consiglio, la richiesta di sessione è stata firmata da Austria, Belgio, Botswana, Cile, Costa Rica, Repubblica Ceca, Guatemala, Ungheria, Italia, Giordania, Kuwait, Maldive, Messico, Repubblica di Moldova, Norvegia, Perù, Polonia, Qatar, Romania, Arabia Saudita, Spagna, Svizzera, Stati Uniti e Uruguay. La domanda di sessione ha inoltre ricevuto l’appoggio di numerosi Paesi osservatori.

Intanto, l’agenzia di stampa siriana ufficiale Sana ha riferito la notizia secondo cui l’esercito siriano avrebbe iniziato a ritirarsi dalla città di Deir Ezzor, nell’est del Paese, dopo aver settacciato la città alla ricerca di “bande armate”. Una fonte militare ha precisato che le truppe sono rientrate “dopo scontri con gruppi che hanno terrorizzato i cittadini e compiuto atti vandalici contro proprietà private e pubbliche in città”.

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