Nessuno ha avuto il coraggio di rivelarlo, ma l’Italia ha corso davvero il rischio di restare senza il governo della “banda degli onesti“. Ci è mancato davvero poco che Silvio, Umberto e Giulio ci e si lasciassero.
Per quale ragione? Non certo per la patrimoniale, perché Berlusconi non appena la sente solo nominare, mette subito mano alla statuetta votiva in ferro, raffigurante il beato Mangano e la lancia contro il malcapitato di turno.
Per la possibile tassa sui capitali illecitamente esportati all’estero e rientrati in Italia, protetti da uno “scudo tombale“? Neppure per idea, quella oscillerà tra lo 0,1% e l’1 %, anzi forse sarà lo stato a dargli qualche spicciolo e a ringraziarli per aver scelto di riportare qualche euro a casa.
Avranno forse litigato perchè ciascuno di loro avrebbe voluto misure più severe contro la mafia, le camorre e i loro traffici illeciti? Questo proprio no, perché sarebbe davvero ingeneroso e velleitario chiedere a un congresso di boia di votare per l’abrogazione della pena di morte.
No la rissa si è scatenata, perché a quanto abbiamo appreso, Umberto Bossi, nella sua prima sfuriata, si sarebbe limitato a gridare “Basta con i nani nel governo“, a questo punto si è scatenato l’inferno, Tremonti, di altezza medio bassa, se la rideva per comprensibili motivi, Calderoli non si sentiva sfiorato, qualche altro non aveva neppure capito, ma, Lui medesimo, il capo supremo, era terreo e stava per mettere mano alla famosa statuetta. A questo punto Bossi, che nonostante tutto è uno dei più reattivi, ha compreso al semivolo la gaffe e il possibile terribile fraintendimento e ha ribadito con tono da statista padano: “Basta con il nano veneziano..”
I nani di Arcore si sono placati e il governo si è salvato, con tanti saluti al povero Renatino al quale neppure i precari incazzati avevano mai rivolto un insulto così sanguinoso.
Non osiamo pensare, infine, cosa mai sarebbe stato scritto dai cosiddetti quotidiani benpensanti se parole simili fossero mai state pronunciate da un oppositore, come minimo sarebbero state chieste le loro immediate dimissioni, anche da precari, se possibile.
Restiamo in attesa, alla prossima rumorosa contestazione di Brunetta e soci, che a qualcuno venga in mente di manifestargli solidarietà “per la selvaggia aggressione comunista”…