Il celebre falsario del mondo editoriale Tom Debenedetti invia ad Avvenire una lettera firmata "Paco Ignacio Taibo II". Il romanziere messicano, intellettuale ateo e di sinistra, viene fatto passare per un ammiratore dei giovani giunti a Madrid per la visita del Papa
Questa la cronaca di una burla a mezzi stampa andata in scena ieri mentre è in corso in Spagna la giornata mondiale della gioventù. L’autore è sempre lui: il re delle truffe editoriali, Tommaso Debenedetti. “Certa stampa non tiene conto della realtà e non la verifica” se la ride adesso. Dopo interviste false ai grandi scrittori americani pubblicate per più di dieci anni dai giornali italiani, Debenedetti, si appoggia sull’ignoranza digitale di tanti giornalisti e segna un gol – di mano – pesantissimo.
Paco Ignacio Taibo II è un poliedrico scrittore messicano nato a Madrid e fuggito dalla Spagna durante il franchismo. È autore di decine di romanzi e saggi pubblicati in tutto il mondo – tra cui una biografia di Che Guevara e un romanzo scritto con il sub – comandante Marcos. Sulla prima pagina di Avvenire ieri faceva bella mostra una sua missiva: “La mia laica commozione”, il titolo. Lo scrittore racconta di trovarsi a Madrid e di essere rimasto impressionato dalla gioia dei giovani per l’arrivo del Papa. “Gentile Direttore – le sue parole – sono un laico, da sempre non credente. Ma voglio comunicarle la mia profonda emozione, vorrei anche dire: commozione, di fronte allo spettacolo meraviglioso di questi giorni a Madrid. Mi piace poter dire che qui, fra questi ragazzi di Madrid, si sente una forza rivoluzionaria che nessuno in questi tempi riesce ad avere”.
Sembra che ci sia addirittura spazio per una scintilla di fede: “Per quale motivo io che sono marxista e ateo, devo riconoscere che solo qui, fra i giovani cristiani, ci sono davvero questi valori per cui mi battevo da tanto tempo?”. Queste parole, messe nero su bianco, suonano celestiali per i redattori cattolici che le ricevono via mail: sembrano mitigare l’amaro lasciato in bocca dalle proteste degli indignados contro i cento milioni di euro spesi in Spagna per la visita del Pontefice. La replica allo scrittore di Tarquinio è gioiosa: “Caro Taibo. Le auguro uno sguardo e un ascolto felice e profondo sui giorni di Madrid dei tantissimi giovani che si stanno raccogliendo ancora una volta intorno al Papa. Giorni che lei ha scelto di vivere con curiosità di scrittore e di rivoluzionario. Sono più di duemila anni che i cristiani cercano di rivoluzionare il mondo, anche sbagliando, a volte persino smentendosi. Ma mai smentendo l’amore per il nostro Gesù di Nazareth, Parola che si è fatta carne”.
La replica è all’altezza della quasi conversione del diavolo rosso del Sudamerica che sembra inchinarsi al Golgota, e l’articolo arriva nelle edicole e nelle parrocchie di tutta Italia. Già nel pomeriggio di ieri, però, qualcosa non quadra. La lettera, pubblicata anche sul sito dell’Avvenire, scompare da Internet. Il telefono della casa dove vive Taibo in Messico, prima occupato, dopo poco suona libero: a prendere la cornetta è lo scrittore in persona. Cade dalle nuvole, inforca gli occhiali e si mette alla scrivania: “Non mi interessa polemizzare con il mio ‘altro io’, e solo per dovere di chiarezza, sempre necessaria in questi tempi oscuri, ribadisco di essere apertamente ateo. Non mi definirei mai marxista, ma piuttosto come un uomo di sinistra che ha imparato molte cose da marxisti, anarchici, guevaristi, gandhiani radicali; sono un uomo del movimento. Sempre in nome della chiarezza, confermo che finché il Vaticano non distribuirà ai poveri i suoi tesori e non permetterà di fumare in Chiesa non ho nessun interesse per la figura papale”.
Non lo sa ancora, Taibo, ma mentre scrive anche Tarquinio si è accordo del clamoroso errore. “Un brutto falso e tante verità” è il suo corsivo oggi su Avvenire. “Il Paco Ignacio Taibo al quale, ieri, abbiamo dato credito e spazio – scrive – non è il vero scrittore ispano-messicano. Ci dispiace per i nostri lettori e ci dispiace anche, non sembri strano, per il ‘falsario’ che ha giochicchiato così con un evento grande, gioioso e bello come la Giornata mondiale della gioventù”. Ma il falsario che ha combinato questo patatrac non avverte nessun senso di colpa. “Ho aperto un indirizzo mail a nome Taibo – spiega – ho mandato quelle righe con un falso numero di telefono. Mi hanno risposto dicendo che il numero non funzionava ma che avrebbero pubblicato la lettera”. Il Taibo in questione era effettivamente poco credibile, anche agli occhi di chi è molto “credente”: scriveva in italiano e diceva anche di essere a Madrid quando su Google ci sono le sue foto di un premio ricevuto martedì in Messico.
“Rispetto la fede delle persone, ma Avvenire si è beffato da solo – conclude Debenedetti -. Se Taibo avesse scritto male del Papa, non avrebbero pubblicato un bel niente. Anche in questo caso volevano credere a quanto andava bene per l’ottica ideologica del giornale. È una cosa che fanno tutti”. Le truffe più semplici sono le più geniali. Ora anche i papa-boys sono avvisati.
da Il Fatto Quotidiano del 19 agosto 2011