Chi non ha invidiato, almeno una volta nella vita, i privilegi della Chiesa? A cominciare da quella magnifica compattezza virile: non una donna a insidiare gli scranni dei maschi. La democrazia di genere si limita a qualche posto da Perpetua, suore in carriera non ce ne sono, una Papessa non se la sognano neanche gli eretici.
Segue a ruota l’incentivata attitudine a vivere di certezze: dopo l’evaporazione delle ideologie, in un momento in cui anche le idee sono contate (e confuse), la Fede è un antidepressivo da non sottovalutare. Non un dubbio, non una delusione.
Terzo vantaggioso mistero della Santa Casta, l’iniquità fiscale: per quante case, scuole, banche e chiese possiedano, per quanti palazzi affittino, per quanti ospedali gestiscano, non cacciano un euro di tasse sui loro guadagni. A perfezionare il tutto: una licenza davvero speciale, consente agli “esentati” di rivolgersi agli “evasori”, per predicare bene pur razzolando male. Come insegna Bagnasco Angelo, Cardinale.
Il Fatto Quotidiano, 21 agosto 2011