Il Corriere della Sera va alla guerra contro il sindaco di Milano. A scatenarla, un’intervista all’Unità in cui Giuliano Pisapia ha spiegato che “i poteri forti ci sono e lavorano contro la novità della svolta politica e amministrativa a Milano”. Nessuna smentita ma il giorno dopo, dallo staff del sindaco, trapela un certo disagio per le dichiarazioni riportate dal quotidiano che avrebbe “frainteso le parole di Giuliano”.
Vero o non vero, l’indomani, è accaduto qualcosa. Il principale quotidiano della città è uscito allo scoperto e ha contrattaccato, chiedendo a Pisapia di fare “nomi e cognomi”. Così il vice direttore del Corriere della Sera Giangiacomo Schiavi dalle colonne dalle colonne del primo quotidiano milanese e cassaforte di grandi gruppi bancari e industriali.
Il quotidiano di via Solferino esorta il sindaco a non nascondere le difficoltà dietro la retorica di una trama occulta di poteri e ad assumersi la responsabilità di scelte giudicate infelici da tanti cittadini, perfino dai sostenitori della svolta arancione: l’aumento del biglietto del tram giudicato eccessivo, il ritocco all’Irpef, tasse per le materne e tassa di soggiorno per i turisti, estensione a tutte le auto del pedaggio Ecopass. A rinforzare il dubbio, viene chiamata in causa la recente polemica sul quadro del Quarto Stato: “Con il Paese sull’orlo del burrone è quasi surreale – scrive Schiavi – l’immagine di una giunta che pensa alla nuova collocazione di un quadro, sia pure evocativo e simbolico come quello di Pellizza da Volpedo”.
E ancora: “La giunta parla di Ramadan quasi come di una priorità, con il velleitario annuncio della partecipazione affettiva del Comune al digiuno islamico; litiga sull’Expo, tentennando sulla strategia e sui ruoli del sindaco e dell’assessore alla Cultura per l’evento del 2015; insiste nel piagnisteo sui fondi che mancano, sui bilanci taroccati della giunta di Letizia Moratti, sull’inevitabile autunno di lacrime e sangue”. La conclusione è senza appello: “Caro Pisapia, a Milano l’unico potere costituito e riconoscibile è quello del sindaco”. Colpito e affondato. O forse, semplicemente, incompreso cioè non compreso nelle sue scelte.
Due le ipotesi. La prima è che i poteri occulti esistano e si muovano nell’ombra come una sorta di Spectre per esercitare un’indebita ingerenza su chi governa la città e mantenere così lo status quo. Pisapia ne è convinto? Sicuramente si dichiara pronto a respingerne gli attacchi: “Le scelte della mia amministrazione avranno un’incidenza forte sulla città e sulla rete di interessi consolidati che hanno sempre fatto quello che hanno voluto e che per la prima volta, dopo vent’anni, temono per i loro interessi. Fino a ieri hanno usato Berlusconi, Tremonti e la Moratti, adesso con la maggioranza di governo in caduta libera devono riposizionarsi ma non vogliono perdere affari e profitti”. Ora – aggiunge il sindaco – “si stanno muovendo su due direzioni: denigrare la mia persona e accentuare e strumentalizzare le posizioni politiche, la dialettica dentro la giunta e la maggioranza. C’è una ricerca esasperata del contrasto”.
La seconda possibilità, ed è ciò che sostiene il Corriere, reali o presunti che siano, i poteri forti non hanno nulla a che fare con il governo di Milano che da 80 giorni è in mano al centrosinistra. E allora il problema potrebbe essere quello di una grande difficoltà a decidere in quale direzione governare il cambiamento sulla cui aspettativa si è stati eletti e del quale si voleva essere protagonisti. Un segnale? Da una parte ci sono le scelte non condivise come l’aumento del biglietto, dall’altra si moltiplicano le proposte di “cittadinanza partecipata” che per i maliziosi sottintendono in realtà il bisogno di farsi dettare l’agenda da altri facendosi dire che cosa occorre fare e come. L’ultima iniziativa, emblematica anche nel nome, si chiama “Copia e incolla, idee in Comune” ed è un invito che l’amministrazione milanese rivolge ai cittadini in vacanza in altre località a segnalare proposte e foto di beni e servizi che ritengono utili, gradevoli etc… per realizzare una città migliore.
Per ora Pisapia non intende alimentare la polemica. Ancora non è stato deciso se e come rispondere all’attacco del Corrierone. Sicuramente conterrà alcune precisazioni circa l’ingerenza dei poteri forti. Forse non i nomi e cognomi richiesti ma sicuramente si farà notare come la mancata pubblicazione del Pgt abbia fatto crollare alcune certezze che i grandi costruttori avevano incassato dalla Moratti sui ritorni delle loro possibilità edificatorie oggi sospese. Inoltre, forti pressioni in questi mesi sarebbero state esercitate da tutti quei soggetti che, a vario titolo, sono legati al mondo delle società municipalizzate che muovono commesse e appalti per milioni di euro e infine il delicato destino di alcune partecipazioni come Serravalle o la quotazione in Borsa della società dia gestione aeroportuale Sea.
Chi ha più il senso letterario in giunta è l’assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino. Allora, dove stanno i poteri forti? “Non entro in contrapposizione con Giuliano ma ritengo che nel dibattito – che c’è ed esiste – vada ribaltata la prospettiva. Poteri e interessi costituiti ci sono e non sono certo il frutto della propaganda di Pisapia. Ma il punto è che abbiamo fatto una scelta, quella di occuparci dei poteri deboli, quelli della gente che non ha voce in capitolo come i precari, i giovani, gli anziani e gli stranieri. E questo ovviamente ci pone in contrapposizione con chi ha sempre goduto di rendite di posizione consolidate e che ora, nella disgregazione del centrodestra, le vede vacillare per la prima volta e sa che, nell’amministrazione di Milano, non trova più una sponda sicura”. E questa difficoltà a fare la cosa giusta? “Lavoriamo ma in un corridoio sempre più stretto da un lato con i tagli del governo che penalizzano addirittura un evento come nazionale come Expo, dall’altro la situazione non proprio rosea dei conti e ancora la crisi economica. E’ in queste condizioni che la giunta Pisapia tenta di rinnovare il ruolo delle istituzioni e i servizi, nel difficile compito di ridare credibilità alla politica ormai persa a livello locale e nazionale”. E la guerra di Giuliano continua.