“Non si sconfigge la crisi minimizzandola”. Parte dal governo per arrivare all’opposizione il presidente della Repubblica. Napolitano interviene al meeting di Cl a Rimini e nel suo discorso si sofferma a lungo sulla crisi economica e sulle soluzioni per superarla, con particolare riferimento ai giovani, presenti in massima parte in platea. L’ex comunista Napolitano viene accolto come una star da Comunione e liberazione. Ovazioni e applausi segnano tutto il suo discorso, anche quando attacca duramente il governo. Le occasioni non mancano: la crisi, sottovalutata e negata dalla maggioranza, che ora esplode in tutta la sua virulenza, l’evasione fiscale, spesso dimenticata o derubricata dalle priorità di governo, che ora va colpita senza “debolezze”. E poi la giustizia, la cui riforma deve servire alla collettività. Tre punti fondamentali su cui il capo dello Stato alza i toni. E quando Napolitano alza la voce si alza anche il calore degli applausi. Tanto che alla fine è tutto un identificarsi con il presidente: dall’ad Fiat Marchionne – “non cambierei una virgola” – a quello di Enel, Conti, il gradimento è unanime.
”Da quando l’Italia e il suo debito pubblico sono stati investiti da una dura crisi di fiducia e da pesanti scosse e rischi sui mercati finanziari, siamo immersi in un angoscioso presente, nell’ansia del giorno dopo, in un’obbligata e concitata ricerca di risposte urgenti”, dice il presidente della Repubblica. ”A simili condizionamenti, e al dovere di decisioni immediate – puntualizza Napolitano – non si può naturalmente sfuggire. Ma non troveremo vie d’uscita soddisfacenti e durevoli senza rivolgere la mente al passato e lo sguardo al futuro”. Per questo, dice, la politica non può sfuggire al “dovere di decisioni immediate”. “Sfide ardue dall’esito incerto” alle quali la politica non può sottrarsi “minimizzando”. Né, dice il presidente alzando il tono, “l’opposizione può limitarsi ad attribuire tutta la colpa al governo”. Insomma, la responsabilità di concordia, già evocata ai tempi della manovra approvata in luglio, è più che mai necessaria ancora oggi, ma la gravità della situazione è stata a lungo nascosta. E le conseguenze sono lì a dimostrarlo.
Del resto, dice il presidente, ”si impone un’autentica svolta per rilanciare una crescita di tutto il Paese, Nord e Sud insieme. Una crescita meno diseguale”, che deve ridurre il “prezzo degli scontri di parte” e riportare avanti nel paese: “Lasciare quell’enorme fardello (del debito pubblico) sulle spalle delle generazioni future significherebbe macchiarsi di una colpa storica e morale. Faccia ora il Parlamento le scelte migliori attraverso un confronto aperto e serio e con la massima equità come condizione di accettabilità”.
Poi il presidente dedica due passaggi del suo discorso a temi decisamente sensibili. La situazione carceraria che, dice Napolitano, ripugna “alla visione del diritto e della giustizia sancita in Costituzione”. Una specie di prova tecnica di amnistia. Già poche settimane fa Napolitano aveva ricordato il tema, fino ad ora caduto nel vuoto. In ogni caso, dice il presidente, una riforma della giustizia deve essere ispirata “solo all’interesse nazionale”.
E dopo la giustizia, tasto dolente della maggioranza, arriva l’attacco più duro, quello sull’evasione fiscale: “Basta con assuefazioni e debolezze nella lotta a quell’evasione – dice il presidente – di cui l’Italia ha ancora il triste primato. E’ una stortura divenuta intollerabile, da colpire senza esitare” ricorrendo “a tutti mezzi di accertamento e di intervento possibili”.