A poche ore dall’inizio della discussione in Senato, il governo è sempre più lontano dal trovare un accordo sulla manovra. Al contrario, si allargano le fratture e le differenze tra le varie componenti della maggioranza e all’interno dello stesso Pdl, dove continuano scambi di accuse reciproche. Una manovra talmente invisa allo stesso Pdl da essere considerata “inefficace e depressiva” (parola di Giorgio Stracquadanio), alla faccia del premier che ieri sera si affannava a ripetere: “Abbiamo fatto quel che era necessario”.
Ad alimentare la polemica è stato ieri mattina l’ex ministro della Difesa Antonio Martino, che guida la fronda interna al Pdl. “Berlusconi ha dovuto finire con l’approvare una manovra che non lo convince affatto – ha dichiarato a Radio Radicale – gli è stata di fatto imposta da persone che nessuno ha eletto. Alti burocrati nazionali e stranieri, i mercati, diventati una sorta di fantasma cui è stato dato corpo, e lo hanno convinto che senza questa manovra ci sarà non si sa qualche cataclisma. La realtà è che questa manovra non servirà assolutamente a niente, e che comprometterà temo definitivamente le possibilità di crescere di questo Paese. Quanti anni dovremo aspettare per renderci conto che l’Italia non ha bisogno di manovre, ha bisogno di riforme. La spesa pubblica cresce e continua a crescere a ritmo esponenziale”.
L’ex ministro ha poi duramente attaccato il neo segretario del Popolo della Libertà, Angelino Alfano. “La sua idea del Pdl è una Dc aggiornata – ha detto -non è quello che serve. Secondo me serve una idea di partito che parta con un progetto, che metta insieme chi ci sta. Se per mettere insieme anime disparate si preparano pappette indigeribili, il Pdl non va da nessuna parte”.
Se nel Pdl è scontro aperto, non va meglio con l’alleato leghista, sempre più in fibrillazione per un possibile ritocco alle pensioni. Per uscire dallo stallo, il ministro Calderoli ha proposto una tassa sui beni di lusso. Ma il Pdl respinge al mittente e con Cicchitto dice: “La Lega accetti l’innalzamento dell’età pensionabile”. Ancora più duro il ministro Romano: “Ostinarsi nel rimanere ancorati al passato è come provare a fermare una valanga con le mani: è un esercizio faticosissimo e inutile, se non dannoso. Tentare di impedire le riforme significa condannare il Paese all’immobilismo. Anche la Lega deve comprendere che la situazione internazionale e la conformazione del nostro Paese è profondamente cambiata. Parlare di riforma delle pensioni non può pertanto essere un tabù. Su questo anche Bossi deve mostrare ragionevolezza e disarmare le barricate”.
Ma dal Carroccio, che si è riunito ieri pomeriggio, è arrivato l’ennesimo niet: le pensioni non si toccano, mentre bisognerà intervenire per ridurre i tagli agli enti locali. Questo è l’esito della segreteria politica della Lega, riunita in via Bellerio. “La segreteria politica della Lega Nord, presieduta dal segretario federale, Umberto Bossi, riunitasi in giornata odierna nella sede di via Bellerio – si legge in una dichiarazione di Roberto Calderoli – ha deliberato i seguenti correttivi che la Lega Nord intende presentare come proposte per la manovra: 1) Le norme relative alla previdenza contenute nel decreto legge 138 sono idonee e non suscettibili di modifica vista l’intesa raggiunta a riguardo tra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi”. “2) L’assoluta necessità -avverte il ministro della Semplificazione- di un ridimensionamento dell’intervento sulle autonomie locali. 3) Una proposta incisiva ed equa per sconfiggere la grande evasione fiscale e conseguentemente reperire risorse per lo sviluppo del Paese”.