Il paese scandinavo anticipa le stime dell'Ue che indicano nel 2050 l'anno in cui il parco auto non sarà più alimentato con combustibile fossile. Il progetto prevede l'istallazione di 900 colonnine, una ogni 48 chilometri quadrati, per fare rifornimento di energia elettrica
Il progetto era partito già nel 2009, nello scetticismo generale. Allora, persino il New York Times parlava di piano rischioso e di scarse probabilità di successo. Ma, due anni dopo, le cose sembrano essere andate diversamente: le nuove colonnine saranno pronte a breve e il governo danese è fortemente motivato a continuare su questa strada.
Il problema, semmai, è di altra natura: per adesso l’unico modello di automobile compatibile con le infrastrutture della Better Place è il Fluence ZE della Renault, il ché, ovviamente, comporta qualche dubbio sulla libera concorrenza e la libertà di scelta dei cittadini.
Le resistenze sono molte, ma non certo in terra danese. Le case automobilistiche non sembrano ancora pronte a rischiare una via che, nonostante appaia ancora prematura, non può essere che l’unica percorribile nel mondo senza petrolio di domani. E se aggiungiamo l’opera di lobbying delle majors petrolifere, il dado è tratto: non si lascerà nulla di intentato pur di boicottare un progetto come quello danese che per primo metterebbe seriamente in discussione la dipendenza dai carburanti fossili.
In Italia, manco a dirlo, di auto elettriche si parla poco e male, mentre i progetti operativi dell’autorità in materia di energia elettrica vanno a rilento: sono sul tavolo cinque progetti pilota per la realizzazione di oltre mille stazioni dedicate alla ricarica delle automobili, da distribuire in nove regioni. Italia, 60 milioni di abitanti, mille nuove aree di rifornimento entro il 2015. Danimarca, 5,5 milioni, 900 nuovi punti ricarica entro la fine di quest’anno.
Nonostante tutto, però, c’è del verde in Danimarca. E prima o poi toccherà seguire l’esempio che viene dal nord Europa.