Alla fine tocca a Bonaiuti intervenire a spegnere le fiamme nel Pdl e imporre la rotta proprio mentre la commissione Bilancio del Senato avvia i suoi lavori. La manovra, assicura il portavoce del premier, può essere modificata e migliorata in Parlamento, ma senza toccare due punti saldi: i tempi rapidi di approvazione e i saldi. “Si stanno discutendo le proposte di cambiamento dopo che il governo guidato da Berlusconi in tre-quattro giorni ha approvato la manovra che sembra aver tranquillizzato i mercati”, dice il sottosegretario. E sulle proposte di modifica, Bonaiuti afferma che “ora la parola passa al Parlamento ma bisogna rispettare i tempi rapidi di approvazione e i saldi che non possono essere toccati”. Quanto alla crisi generale, Bonaiuti parla di crisi epocale: “Purtroppo il momento è quello che è, quando una massa di capitali liquidi sui mercati arriva ad investire anche gli Stati Uniti, è evidente che siamo di fronte a una crisi davvero epocale”.
Ma il richiamo di responsabilità non sembra al momento avere calmato le acque nella maggioranza. Da un lato lo scontro tra Pdl e Lega sulle pensioni non accenna a ricomporsi. Con chiari segni di insofferenza ormai conclamati come quella manifestata ancora oggi dal sindaco di Roma Gianni Alemanno in una intervista a Repubblica. “Basta con i no della Lega”, ha detto senza mezzi termini. Dall’altro anche dentro il Pdl i rapporti non sembrano rosei. La fronda guidata da Antonio Martino, uno dei fondatori di Forza Italia, continua a mettersi di mezzo: “Io così non la voto”, ha detto l’ex ministro. Con buona pace del “pompiere” Bonaiuti. E il gruppo guidato dal sottosegretario Guido Crosetto continua con la linea dura. “Il governo deve fare propria l’agenda delle privatizzazioni. Il comparto delle grandi aziende di Stato vale oltre 100 miliardi e anche se possono essere rapidamente vendute partecipazioni per 20 miliardi di euro, sarebbe il segno che l’Italia intende realmente abbattere il proprio debito pubblico e velocemente”, dichiarano i deputati Isabella Bertolini e Giorgio Stracquadanio del Pdl, esponenti del gruppo dei frondisti. “Attraverso questa strategia – sottolineano Bertolini e Stracquadanio – l’Italia raggiungerebbe in alcuni anni un valore del debito pubblico intorno a 75% del Pil. E, anche supponendo un minor successo delle privatizzazioni e un debole incremento del Pil, l’Italia potrebbe ragionevolmente avvicinarsi all’obbiettivo del 60% richiesto dai trattati europei”.