Tasse sugli evasori e sui grandi patrimoni immobiliari, ma anche sulle banche e sulle assicurazioni. Mentre il decreto governativo approda al Senato, fioriscono le proposte alternative per alleggerire la stangata che grava sui soliti noti. Tanti gli appelli alla piazza: il Popolo viola chiama a raccolta gli "indignados" italiani, con tanto di tende in stile spagnolo
Mentre prende il via il dibattito a Palazzo Madama (lunedì 29 agosto alle 20 scade il termine per la presentazione degli emendamenti alla manovra in commissione Bilancio), dentro e fuori il Palazzo fioriscono le “contromanovre” alternative a quella fissata dal governo nel decreto del 12 agosto. Spesso accomunate da un’idea forte: andare a colpire gli evasori e il “sommerso” per alleggerire la stangata sui soliti noti. Questi ultimi, peraltro, potrebbero far crollare il gettito atteso dal contributo di solidarietà, fa notare il dossier tecnico del Servizio bilancio del Senato, attraverso “strategie elusive”. Per esempio, trasformando in benefits esentasse parte degli stipendi più alti, o addirittura rinunciando a produrre reddito supplementare, o a dichiararlo.
Va innanzitutto contro l’evasione la proposta del Partito democratico, presentata oggi dal segretario Pier Luigi Bersani. Il cuore della contromanovra è appunto “una terapia d’urto contro l’evasione fiscale con misure di impatto sostanziale e non retorico”. Vale a dire tracciabilità dei pagamenti superiori ai mille euro (a fini antiriciclaggio) e di quelli superiori a 300 euro (a fini antievasione); la comunicazione da parte delle imprese dell’elenco clienti-fornitori e la parziale o totale deducibilità delle spese per la manutenzione della casa.
Il Pd propone inoltre l’introduzione di un’imposta ordinaria sui grandi valori immobiliari, basata su criteri fortemente progressivi, e un’imposta una tantum del 15% sui capitali che hanno approfittato dello “scudo fiscale” nel 2003 e nel 2009 per emergere dai nascondigli esteri. In più, una patrimoniale del 30 per cento sui patrimoni detenuti nei paradisi fiscali, in pratica un nuovo scudo fiscale, ma con un’aliquota nettamente superiore al 5 per cento applicato nelle edizioni precedenti targate centrodestra. Bersani ha ribadito la piena legittimità dell’intervento sugli scudati: “Non metto in discussione un meccanismo di patti fiscali, ma un meccanismo di condoni, e di questo sono consapevole e gioisco”, afferma. “Sarà anche inelegante, ma è possibile e legale, sentenze della Corte costiutuzionale prevedono che in caso di necessità straordinaria si possono rompere i patti fiscali. E’ un codice già più volte leso. Inoltre, come mi suggerisce Rosy Bindi, stiamo per entrare in un’epoca in cui, come dice il ministro Tremonti, ciò che non è vietato è permesso”.
Oltre all’ormai immancabile “riduzione drastica ed efficace dei costi della pubblica amministrazione”, con il dimezzamento del numero dei parlamentari e delle Province, il Pd propone la “dismissione ragionata di immobili pubblici e un’asta competitiva per le frequenze televisive“, per un ricavo di “almeno 25 miliardi di euro”. Sul fronte del lavoro, la soppressione dell’articolo 8 del decreto sulla manovra, che “viola il principio da tutti riconosciuto della non intrusività delle norme di legge nei rapporti tra le parti sociali”. Il pacchetto comprende inoltre la reintroduzione del reato di falso in bilancio, depotenziato dal secondo governo Berlusconi, e misure per l’efficienza della macchina giudiziaria, a cominciare dalla revisione delle circoscrizioni giudiziarie.
Bersani entra nel merito della polemica degli ultimi giorni, le esenzioni fiscali dei beni ecclesiastici: “Il principio che noi seguiamo è molto chiaro e prevede l’esenzione per tutte quelle risorse collegate alla missione e alle finalità della Chiesa, mentre deve essere sottoponibile a tassazione tutto quello che ha un fine commerciali”.
Annunciano una contromanovra d’assalto anche Adusbef (l’associazione degli utenti finanziari) e Federconsumatori, con interventi per 59,5 miliardi di euro a carico di “evasori, banchieri, assicuratori e riciclatori del denaro sporco, esentando lavoratori e pensionati che hanno sempre pagato il conto”. Anche qui sono protagonisti i capitali “scudati”, da tassare con “una cedolare secca, una patrimoniale del 20%”, che consentirebbe il recupero “di 21 miliardi di euro”. Quanto alle banche, dovrebbero sborsare una “patrimoniale dello 0,5% degli impieghi al 31 dicembre 2010”, per un gettito di 6,8 miliardi di euro. Un’aliquota 3% sulle compagnie assicurazione permetterebbe invece di recuperare 2,4 miliardi.
E’ tutta incentrata sul rapporto tra Stato ed enti locali la contromanovra dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, presentata ieri dal vicepresidente Graziano Del Rio, sindaco di Reggio Emilia. Il decreto del governo “non riuscirà a risolvere due grandi problemi che ha il paese, cioè la crescita e il debito”, ha affermato Delrio, e soprattutto “non risolve né mette in moto la vera risorsa che ancora non è stata sfruttata di questo paese, vale a dire l’autonomia degli enti locali”. Ecco allora le misure alternative dell’Anci. “Un piano straordinario di investimenti di oltre 5 miliardi di euro che possono venire recuperati tramite una parte di privatizzazioni di alcune grandi aziende come Enel, Eni, Cassa Depositi e Prestiti, Finmeccanica. In secondo luogo, proponiamo una sblocco di almeno il 10% dei residui passivi che sono nelle casse dei comuni, che nel 2009 ammontano a oltre 40 miliardi di euro.
Queste proposte saranno valutate dal direttivo Anci il 25 agosto, a cui seguirà la manifestazione indetta il 29 agosto. Ma non è certo l’unica inziativa convocata in contrapposizione alla manovra del governo Berlusconi. Il 26 agosto calano a Roma i rappresentanti dei piccoli Comuni a rischio di accorpamento. Si chiama invece Piazza pulita l’iniziativa degli “indignados” italiani convocata dal Popolo Viola il 10 e 11 settembre, con corteo da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni e successivo accampamento stile spagnolo. All’appello lanciato da Gianfranco Mascia, pubblicato sui siti Indignati.org e Letteraviola.it hanno già aderito Dario Fo, Oliviero Beha, Margherita Hack, Paolo Flores d’Arcais, Alessandro Gilioli e “migliaia di altre personalità o singoli cittadini”. Lo slogan è la nota invettiva di Totò: “E io pago…”.