La rossa di Calolziocorte non ha gradito l'editoriale del vice direttore del Fatto Quotidiano in cui si criticava la scelta di citare in giudizio il giornale servendosi dell'avvocatura dello Stato, cioè a spese dei cittadini. E così, si legge sul sito del Giornale, ha annunciato un'altra azione legale. La quarta contro il Fatto, di cui tre per lo stesso argomento
E con questa siamo a tre. Anzi quattro, se si conta anche quella che ci è stata promessa (contro il Fatto e contro Repubblica) per avere osato riportare i giudizi poco lusinghieri espressi sul ministro da Bisignani. Ricapitolando: una citazione (en attandant) per le parole di Bisignani. Un’altra (500mila euro di richiesta) per avere parlato della gestione Aci, dei viaggi in elicottero e delle assunzioni al ministero del Turismo promossa personalmente dal ministro. Una terza, patrocinata dall’Avvocatura dello Stato – e quindi, vale la pena di ricordarlo, pagata dai cittadini – per difendere gli stessi consulenti, nel nome di una “danno d’immagine” alla Struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia. Cioè due querele sullo stesso tema.
Il “danno” sarebbe stato procurato denunciando un semplice fatto: i consulenti del ministero arrivano quasi tutti dalla Tv delle Libertà, rete televisiva creata dalla stessa Brambilla e fallita dopo appena un anno di attività quando era soffocata da 14,5 milioni di euro di debiti (pagati poi da Forza Italia). Alcuni di loro lavorano contemporaneamente per il ministero e per le strutture movimentiste della stessa Brambilla. Vero? Sì. Documentato? Altrettanto. Ma al ministro non è andata giù e ha promosso le due cause.
E qui cade la quarta citazione. Alla Brambilla infatti non è piaciuto l’editoriale del vice-direttore del Fatto pubblicato sull’edizione di domenica. Motivo? Non è vero, si spiega sul sito del Giornale, che il cittadino Brambilla si fa difendere a spese dei contribuenti, perché quella denuncia (la numero tre) è una causa del ministero. Non sua. Quindi, bolla impietoso il quotidiano di via Negri, quella di Travaglio è “l’ultima bufala”.
Vale la pena di ricostruire con un sillogismo piuttosto semplice l’intero circolo vizioso: Premessa A: il ministero del Turismo cita il Fatto Quotidiano. Premessa B: il ministro è Michela Vittoria Brambilla. Sintesi: chi ci ha fatto causa? Proprio lei, tanto che la querela era da tempo annunciata. Almeno da Natale, quando il ministro dettò alle agenzie tutta la sua rabbia e citò specificamente l’Avvocatura dello Stato.
L’obiezione possibile è altrettanto semplice: la struttura pubblica ha tutto il diritto di difendersi. E l’Avvocatura dello Stato è l’organo preposto. Vero, se non fosse che le critiche rivolte dal Fatto erano tutte per il ministro e per la sua gestione della struttura pubblica: il Fatto accusa la Brambilla di avere fatto un torto allo stesso ministero che conduce, mettendovi a capo le persone (lei in testa) responsabili di un fallimento da 14,5 milioni di euro. Il Fatto critica e contesta la legittimità di dare ruoli pubblici a persone impegnate – privatamente – nelle iniziative del ministro. E non accusa la struttura in quanto tale. Semmai la difende.