Dopo vent'anni di intoppi burocratici, il Comune stanzia 450 mila euro per trasformare Il Giglio, uno dei locali del boss della 'ndrangheta, in un centro diurno. Ma non si placa la polemica sulle ipoteche. Il sindaco Brivio: "E' comunque un successo". Qui Lecco Libera torna alla carica sull'altro locale confiscato, il Wall Street, finito alla Prefettura
La legge 109 del 1996 parla chiaro, i beni sequestrati alle organizzazioni criminali vanno riutilizzati a fini sociali, e così a fine luglio, dopo quasi vent’anni di abbandono, il Comune di Lecco stanzia 450mila euro per la ristrutturazione e conversione a uso sociale dell’ex pizzeria Giglio in un centro diurno per gli anziani e di un appartamento in Via Adamello in una struttura di ‘housing sociale’. Entrambi erano stati confiscati alla ‘ndrangheta negli anni Novanta, durante un’operazione disposta dal pm Armando Spataro contro la cosca di Franco Coco Trovato, potente boss della ‘ndrangheta lecchese, attualmente detenuto all’ergastolo.
“Su questi beni però grava ancora un’ipoteca di 105mila euro” afferma Duccio Facchini, esponente di Qui Lecco Libera. “A gennaio avevano detto che tutte le ipoteche erano state tolte, e invece non era vero: ammontavano a circa due milioni di euro e sono state trascritte definitivamente solo all’inizio di luglio, a eccezione di quella da 105mila euro. Di quest’ultima non c’è traccia in delibera, ma nel documento di accompagnamento del segretario comunale compare una somma equivalente stanziata per esigenze future. Quanto meno la gestione dei beni confiscati alla ‘ndrangheta è stata poco trasparente”
La delibera numero 82 del Consiglio comunale stabilisce uno stanziamento di 150mila euro pubblici, 200mila dalla Fondazione Cariplo e 50mila più altri 50 dal Consorzio Consolida, al quale affida anche la concessione e la gestione delle due strutture per dodici anni. “Quello che conta davvero oggi”, si fa sentire il sindaco di centrosinistra Virginio Brivio, “più che polemizzare è sottolineare il fatto che ora finalmente, dopo anni di paralisi, questi beni sono stati sbloccati e saranno resi disponibili alla collettività. La sfida alla mafia consiste nel valore simbolico di questo successo, in un momento in cui le infiltrazioni malavitose nella società e nell’economia sono sempre possibili”.
Deciso nel difendere il buon operato dell’amministrazione pubblica, prosegue: “La somma di denaro di cui si parla nel documento di accompagnamento alla delibera non figura all’interno di quest’ultima, perché si trova in una precedente variazione di bilancio in cui viene accantonata una somma equivalente su un capitolo destinato ai servizi sociali. L’ipoteca è già stata agita in giudizio e scadrà comunque nella primavera del 2013, quindi la somma serve solo come garanzia. Inoltre il suo valore è di molto inferiore a quello dei beni in questione”.
Ma legato a quello di questi due immobili c’è il destino di un altro bene sequestrato nel 1993, e destinato a suscitare ancora clamore: la pizzeria Wall Street di via Belfiore, storica roccaforte del boss Trovato, che vi si riuniva con i vertici della ‘ndrangheta lecchese per decidere affari e strategie. Nel settembre 2010 Duccio Facchini, che era andato a scattare foto al suo interno per documentarne lo stato di abbandono e incuria, era stato denunciato per invasione di edificio. Oggi dice: “La pizzeria è ancora un deposito di atti della Prefettura, usato come archivio, ben lontano dall’essere destinato a un uso pubblico e sociale come vorrebbe la legge”. Per quella vicenda il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione, ma la polemica resta. “Da Qui Lecco Libera chiediamo al prefetto di lasciare la struttura e di riconsegnarla alla città”.
“Il prefetto Marco Valentini è molto impegnato nella lotta alle mafie e posso dire con certezza che anche la Wall Street sarà recuperata in tempi brevi” replica il sindaco Brivio. “A Lecco è in corso la costruzione della nuova Prefettura con molto più spazio a disposizione, anche per l’archivio. Entro due anni la nuova sede sarà terminata e questo darà una nuova opportunità di utilizzo per la Wall Street. Inoltre ribadisco che a fronte dell’assenza di ipoteche la ristrutturazione dell’immobile di Via Belfiore sarebbe costata circa un milione di euro, il doppio di quello che costa risistemare gli altri due immobili”.
di Alessandro Micci