Inizia giovedì 25 agosto la più importante la kermesse del Partito Democratico in Italia alle prese con problemi di bilancio. Mancano all'appello 300mila euro, buco dovuto alla campagna elettorale di Merola, da finanziare con aperture straordinarie dei tradizionali ristoranti
In un articolo del Corriere di Bologna si evidenziava infatti come sul web stia prendendo piede la protesta contro le feste politiche esentasse. Niente di illegale: una legge permette di non fare scontrino per le attività direttamente riconducibili al partito (mentre gli stand autonomi, in affitto alla festa, hanno l’obbligo invece di emettere ricevuta). La questione riguarda indistintamente tutte le feste di tutti i partiti e di ogni schieramento politico, ma nel caso delle feste de l’Unità, e in particolare di quelle emiliano-romagnole (con ricavi a sei zeri), la questione assume un rilievo importante.
Donini non ha escluso l’idea degli scontrini in futuro, naturalmente dai prossimi anni. Tutto, secondo il segretario, sta in tre lettere: Iva. “Per noi l’Iva è un costo che come partito non possiamo detrarre. Se emettessimo scontrino dovremmo poter scaricare anche l’Iva”. Il tesoriere della federazione, Fausto Melotti, conferma: “Lo scontrino non ci viene richiesto. Tutte le attività di un partito politico, come per esempio l’autofinanziamento attraverso i volontari, non sono assoggettati a livello fiscale. E poi – conclude Melotti – paghiamo l’Iva per intero senza poterla detrarre”. Il tesoriere Pd inoltre si scaglia contro l’articolo del Corriere di Bologna che aveva scatenato la polemica. “È un articolo scandaloso”.
Per il segretario Donini quella delle ricevute e delle esenzioni è tutta una questione di leggi da cambiare, un punto da affrontare in parlamento. Ma su una cosa il numero uno provinciale del Pd è chiaro: sui finanziamenti ai partiti non si torna indietro. “È giusto che la politica venga finanziata, altrimenti prevarrebbero lobby o signorotti di turno. Certo – ammette Donini – bisognerà parlare di come la politica possa essere finanziata in modo più trasparente e pulito. Le feste de l’Unità, anche a detta dei nostri avversari, sono al momento la via migliore che c’è in campo per mantenere un partito”.
Altro capitolo: i conti della federazione dopo la campagna elettorale per l’elezione del sindaco Pd, Virginio Merola: “Non c’è nessun buco di bilancio nelle nostre casse – assicura il segretario – Certo, per il futuro ci servono i soldi per fare tutte le iniziative politiche che facciamo sempre”. Insomma una mezza ammissione che alla festa bolognese bisognerà comunque fare “gli straordinari”.
Già prima di Ferragosto, l’organizzatore della manifestazione, Lele Roveri, aveva ammesso che alle Feste de l’Unità in provincia era stato richiesto uno sforzo aggiuntivo. Ora a Bologna, festa principale del territorio, Roveri e suoi i 5 mila volontari, attraverso tagli agli sprechi, dovrebbero provare a raggiungere quota 300 mila euro. Quest’anno il Pd, per far quadrare i conti, propone anche il pranzo nei ristoranti della festa che a turno offriranno il proprio menù. L’obiettivo è quello di attrarre i lavoratori della zona di via Stalingrado (saranno accettati anche i buoni pasto) dove verranno ospitati gli stand della festa.
Secondo il tesoriere Melotti non c’è nulla di drammatico: “La campagna elettorale è già stata spesata. Non ci sono buchi da coprire. È ovvio che per noi una campagna elettorale pesa. L’obiettivo di 100 mila euro in più dalla festa di Bologna – spiega dunque il tesoriere Pd – è importante per ottenere un assetto tranquillo di bilancio”. Un bilancio, quello della federazione del capoluogo emiliano, di poco più di 2 milioni di euro, che, come spiega anche il segretario Donini, per gran parte viene racimolato tra le oltre cento Feste de l’Unità che si svolgono in provincia.
Intanto proprio sul tema degli sgravi fiscali in tempi di magra e di tagli, Donini si mette a fianco della Chiesa sulla questione delle esenzioni Ici. Dopo la proposta dell’assessore comunale vendoliano, Riccardo Malagoli, che proponeva di recuperare 2 milioni di euro tassando alcuni immobili ecclesiastici ora esenti dall’imposizione comunale, ci pensa il segretario Pd a chiarire la linea del partito: “È giusto non far pagare l’Ici per quegli immobili che ospitano attività con una funzione sociale, e bisogna ricordare che a fronte della crisi la Chiesa svolge un ruolo importante”. E in via Altabella, sede della Curia bolognese, non potranno che apprezzare.