NEW YORK – Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunirà oggi, giovedì, per votare lo scongelamento di alcuni fondi in asset libici, bloccati dalle sanzioni internazionali. Gli Usa chiedono di utilizzare 1,5 miliardi di dollari, anche se il Sudafrica ha dubbi e punta a un approccio diverso con una cifra più piccola, di 500 milioni di dollari.
I fondi al momento bloccati sarebbero utilizzati, secondo il progetto degli Stati Uniti, per aiuti umanitari alla popolazione libica, non per operazioni militari. La proposta, illustrata nella notte a una riunione del Consiglio di Sicurezza, dovrebbe essere votata dai Quindici già giovedì.
Durante la prima riunione, il Sudafrica ha sollevato dubbi sulla proposta degli Stati Uniti, perché essa rischia – secondo i diplomatici di Pretoria – di riconoscere di fatto il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) come rappresentante del governo della Libia. Tale riconoscimento non e’ ancora avvenuto, almeno non alle Nazioni Unite.
Diversi diplomatici, comunque, si dicono convinti che la proposta di Washington dovrebbe passare, forse emendata, o forse senza il voto della delegazione del Sudafrica. Questa, comunque, potrebbe dare luce verde ad un approccio ‘graduale’: via libero immediato a 500 milioni, con possibili stanziamenti successivi.
Il testo preparato dai diplomatici di Washington prevede il prelievo di fondi da banche ed aziende petrolifere libiche colpite da sanzioni sancite da diversi documenti Onu, come la risoluzione 1970 approvata dal Consiglio di Sicurezza all’inizio delle rivolte. I soldi arriveranno quindi dalla Central Bank of Libya, dalla Libyan Investment Authority, la Libyan Foreign Bank, la Libyan Invenstment Portfolio, la Libyan National Oil Corporation.
Il miliardo e mezzo sarebbero cosi’ suddiviso: 500 milioni da trasferire ad organizzazioni internazionali, 500 milioni per comprare benzina e beni umanitari, 500 milioni per progetti legati a sanita’ ed istruzione. La prima tranche, quella umanitaria, sarebbe gestita da agenzie dell’Onu come l’Alto commissario per i rifugiati (Unhcr), l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), l’Ufficio per gli affari umanitari (Ocha).
Il testo sottolinea che “nessun fondo dovrà essere utilizzato per l’acquisto di armi ed equipaggiamenti militari”, e che anche la benzina dovrà essere usata “con obiettivi umanitari e civili, come produzione di elettricità, desalinizzazione, attività ospedaliere”. Parte dei fondi (fino a 100 milioni di dollari) potranno essere trasferiti “a beneficio dei cittadini libici in aree che non sono sotto il controllo del Consiglio nazionale di transizione”.