A vederlo ritratto si pensa ad una stereotipata cartolina: verde tutto intorno, un laghetto dove le oche colorano l’ambiente, alberi e panchine pronte per grandi feste all’aperto. Difficile immaginare che il parco Amendola, oasi per molti cittadini modenesi, possa trasformarsi in una tela imperfetta, con crepe che ne mettono in discussione la sicurezza.
Parliamo dello stesso parco che l’amministrazione comunale ha voluto “arricchire” trasformandone un’ala posta all’interno degli oltre 190mila metri quadrati, poco più di cinque mesi fa, nel primo Bonvi Parken, il parco dedicato al maestro fumettista Franco Bonvicini. Luogo che dall’1 al 6 settrembre, tra l’altro, verrà occupato da una mini edizione del festival Buskers di Ferrara.
Tutto perfetto, finora, se non fosse che l’area del lago ha cominciato a mangiare i cilindri di cemento sui quali molte persone sono solite appoggiarsi per godersi lo spettacolo dell’acqua, rendendo i camminamenti sconnessi.
Certo di investimenti l’amministrazione comunale, la circoscrizione afferente, ne ha fatti parecchi, rendendo l’area una delle più frequentate della città: sei aree gioco per bambini (accessibile anche ai portatori di handicap), 36 panchine, 11 tavoli con panche, 2 laghetti, una pista ciclabile, un campo da calcetto e uno da pallavolo.
Ma non è abbastanza se si considera il non intervento dell’amministrazione, quello che avrebbe potuto evitare un episodio di cronaca, ma evidentemente sintomatico, ai danni di ragazzi modenesi solo qualche mese fa. Quattro minorenni, intenti nelle classici giochi all’aperto, sono saliti su uno dei cilindri posti a ridosso del laghetto, uno di questi ha ceduto e i ragazzi sono improvvisamente caduti in circa un metro di acqua. Solo un grande spavento per alcuni, piccole contusioni ed escoriazioni per altri, ma il problema rimane.
Se è possibile superare il disagio di doversi ritrovare il parco pieno di cartacce e bottiglie vuote, il problema dei piloni e dei camminamenti difficilmente può essere superato grazie agli operatori ecologici. I piloni posti vicino al laghetto hanno cominciato a chinarsi, a pendere, a sprofondare. E più il movimento delle strutture aumenta, maggiore è il pericolo per chi vi si imbatte. Tutti lo vedono, ma nessuno fa niente; nemmeno l’incidente di qualche mese fa è riuscito a muovere le acque di una “ristrutturazione” che non sarebbe solo di natura estetica, mai disprezzabile, ma legata alla sicurezza del posto.
Dopo l’incidente dei ragazzi la zona venne transennata e si evinse che quel coperchio era l’unico cilindro cavo tra quelli posti a bordo del lago, un manufatto mantenuto vuoto all’interno affinché potesse servire da antipozzo per le pompe che regolano l’altezza dell’acqua nel canale, mentre gli altri cilindri vennero riempiti di ghiaia. Ma a nulla è servito visto che ancora oggi i piloni di cemento e i sentieri sprofondano rimanendo pericolosi per chiunque vi si avvicini.
Felicia Buonomo