Chiude in Svezia l'evento organizzato dallo Stockholm water institute. Esperti di 130 paesi hanno discusso l'approvvigionamento globale delle risorse idriche. In vista di un futuro prossimo in cui il pianeta sarà abitato da 9 miliardi di persone. La situazione italiana non brilla soprattutto per gli sprechi, che arrivano anche al 47% delle risorse erogate
Sta per finire la “Settimana mondiale dell’acqua”, evento organizzato come ogni anno dallo Stockholm International Water Institute (SIWI). Esperti provenienti da 130 Paesi e rappresentanti di oltre 200 organizzazioni internazionali si stanno confrontando in questi giorni nella capitale svedese sulle problematiche relative al “petrolio del XXI secolo”. Obiettivo: “Andare oltre la retorica e fornire soluzioni alle sfide globali per l’acqua, l’ambiente e lo sviluppo”. Come? Elaborando proposte operative per combattere gli sprechi di acqua nelle aree urbane dei Paesi sviluppati. Se l’anno scorso il tema è stato quello della qualità dell’acqua, infatti, quest’anno al centro dei dibattiti c’è la crescente urbanizzazione del pianeta. Un fenomeno che di questo passo, entro la metà del secolo, potrà portare due miliardi di persone a non avere accesso all’acqua potabile. Uno spunto di riflessione anche per l’Italia, Paese che spreca fino al 47% delle sue risorse idriche. Complici stili di vita incuranti di questa preziosa risorsa e, soprattutto, una rete idrica ormai “ridotta a un colabrodo”.
Oggi, nel mondo un miliardo e 600mila persone vivono direttamente le conseguenze della siccità: carestie, pestilenze, migrazioni di massa. Una situazione destinata a peggiorare. Secondo le previsioni, infatti, quando nel 2050 la popolazione globale supererà i nove miliardi di individui, per garantire la sicurezza alimentare sarà necessario il doppio dell’acqua già oggi utilizzata. A rivelarlo è un rapporto dell’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, presentato proprio questa settimana in occasione dell’evento di Stoccolma.
Primo problema sul quale concentrare gli sforzi, quindi, per gli esperti è la corretta gestione dell’acqua. Un aspetto cruciale, in un pianeta in cui oltre la metà della popolazione vive in aree urbane, ed in cui l’agricoltura è responsabile del 70% dell’utilizzo mondiale di oro blu. “Se non si modificheranno gli attuali regimi alimentari e le correnti pratiche agricole”, avverte l’Unep, “questa percentuale potrebbe salire al 90%”.
Al mondo sono già 830 milioni le persone che, nelle zone urbane, mancano dei servizi di base di approvvigionamento idrico. Lo ha ricordato Gunilla Carlsson, ministro svedese per gli Aiuti internazionali, che nel suo discorso di apertura ha ricordato come la carenza e la cattiva gestione dell’acqua siano nel mondo la seconda causa di morte infantile. Per Carlsson servono quindi “nuove tecnologie e nuove politiche”.
Una necessità anche per il nostro Paese. “In Italia siamo molto indietro sulla gestione sostenibile dei corsi d’acqua”, denuncia Andrea Agapito, responsabile acque di Wwf Italia: “Siamo gli ultimi in Europa nell’applicazione della direttiva quadro Acque 2000/60/CE per la protezione delle acque superficiali e sotterranee”. Non solo, sottolinea Agapito, “Attualmente lo Stato dà concessioni consentendo un prelievo di quantità d’acqua superiore rispetto a quella che i corsi d’acqua sono in grado di fornire”.
Sovrasfruttamento, dunque, ma soprattutto spreco: vera piaga italiana, dovuta in particolare alle pessime condizioni in cui versa la rete idrica nazionale. Secondo dati Istat, infatti, in Italia quasi la metà dell’acqua potabile viene dispersa prima di raggiungere le nostre case. Un fenomeno molto grave, diffuso particolarmente in regioni come Puglia, Sardegna e Abruzzo, in cui per ogni 100 litri di acqua erogata se ne riversano in rete, perdendoli, altri 80.
È proprio per questo che, nel nostro Paese, non mancano attività di sensibilizzazione sul risparmio idrico. A quest’ultimo, ad esempio, la Campagna permanente “Un anno contro lo spreco” ha dedicato l’intero 2011. L’iniziativa, promossa da Last Minute Market, società “spin-off” dell’Università di Bologna nata da un’idea del preside della Facoltà di Agraria, Andrea Segrè, ha infatti lo scopo di “influire sull’opinione pubblica, contribuendo alla diffusione di una nuova cultura dell’utilizzo delle risorse”.
Una sfida raccolta anche dal mondo dell’arte, che con lo spettacolo teatrale “H2Oro – l’acqua, un diritto dell’umanità”, di Ercole Ongaro e Fabrizio De Giovanni, oltre a sostenere il diritto all’acqua per tutti, vuole anche “riflettere sui paradossi e gli sprechi del Belpaese, per passare dalla presa di coscienza a nuovi comportamenti”.