Mondo

Francia, polemiche sulla tassa<br>per i super-ricchi: “Troppo bassa”

La manovra è stata presentata mercoledì. La nuova imposta sui ricchissimi francesi c'è, ma è molto esigua. A denunciarlo per primo Claude Perdriel firmatario qualche giorno fa dell'appello 'Tassaci' rivolto a Nicolas Sarkozy. Si tratta di un'imposta del 3% sui redditi che nopn sarà sborsata da più di 10mila famiglie e che non porterà più di 200mila euro annui nelle casse dello Stato

Claude Perdiel, uno dei super ricchi francesi

Claude Perdriel è uno dei ricchissimi francesi che ha firmato un appello rivolto a Nicolas Sarkozy, intitolato “Tassaci” (leggi). Ebbene, il premier François Fillon ha presentato mercoledì sera la manovra, anzi, una manovrina rispetto a quella che attende gli italiani, ma comunque riguardante la “modica” cifra di 12 miliardi. La nuova tassa per i super-ricchi c’è. Ma è molto più ridotta del previsto. Perdriel è il primo a dirsi deluso. Ha definito quell’imposta “simpatica, meglio di niente, ma francamente ridicola”.

Piovono tante critiche su Sarkozy, dopo che in molti avevano creduto a un nuovo trend, quello di un Presidente conservatore, che ha sempre favorito i milionari (e soprattutto i miliardari suoi amici). Ma che, obbligato dalla contingenza (vedi i mercati sempre più diffidenti nei confronti dei bond francesi), si era dovuto ravvedere. E battere cassa presso i suoi connazionali più abbienti. In realtà lo fa con un’imposta del 3 per cento sui redditi, compresi quelli in arrivo dal capitale e dalle plusvalenze immobiliari, superiori ai 500mila euro annui. Il calcolo, però, non sarà effettuato sulla base del nucleo familiare ma singolarmente. Significa che per una coppia con due figli a carico (in Francia contano fiscalmente una persona) la nuova tassa scatterà solo a partire da 1,5 milioni.

In sostanza non saranno più di 10mila famiglie a sborsarla. E ogni anno porterà non oltre 200mila euro nelle casse dello Stato, davvero poca cosa rispetto al miliardo previsto dalla manovra per il 2011 e soprattutto ai 12 dell’anno successivo. Senza contare che l’imposta verrà eliminata dal momento in cui la quota del deficit pubblico sul Pil ritornerà sotto il 3 per cento, che è appunto l’obiettivo a fine 2013 con questa «manovrina» d’agosto. E dire che nei giorni che hanno preceduto l’annuncio delle misure era tutto un parlare della supertassa dei ricchi. Tutto un vortice di dichiarazioni dei vari ministri dell’Esecutivo sui redditi «stravaganti» – così sono stati definiti – di alcuni francesi: come dire, scandalosi. Il sito del settimanale Challenges scrive ora di «puro marketing politico in un anno elettorale», quello che precede le presidenziali, fissate per la primavera 2012.

Perdriel, classe 1926, personaggio particolare, imprenditore nel settore dei trituratori per Wc e al tempo stesso animatore culturale e patron di giornali – compreso il Nouvel Observateur, che contribuì a fondare – ha subito espresso la sua delusione. Aggiungendo che «se si fossero aumentate del 5 per cento le imposte che interessano davvero l’1 per cento più ricco della popolazione, si sarebbero ottenuti 5 miliardi di euro in più all’anno per l’erario. Senza grandi riflessi sulla crescita economica o sui consumi».

Insomma, la nuova supertassa appare sempre più fumo negli occhi, per far dimenticare gli altri sacrifici che colpiscono in primis le imprese, ma indirettamente anche il ceto medio, come l’eliminazione di una serie di sgravi per incoraggiare gli straordinari in azienda, le tassazioni aggiuntive sulle plusvalenze immobiliari o l’aumento dei contributi sociali in un Paese dove la disoccupazione è più alta che in Italia. In luglio è aumentata per il terzo mese consecutivo: i senza lavoro hanno raggiunto un numero record da undici anni a questa parte, due milioni e 756mila.

Ritornando alla tassazione dei ricchi, va ricordato che Sarkozy sembrava invece aver imboccato la strada di una maggiore giustizia sociale. Nei mesi scorsi aveva finalmente eliminato l’iniqua regola introdotta nel 2007, dopo la sua elezione, che limitava al 50 per cento l’aliquota massima complessiva per tutte le imposte: un regalo soprattutto ai più facoltosi, suoi elettori preferiti. Al tempo stesso aveva deciso di non fare fuori come previsto, la patrimoniale, anche se ha aumentato la soglia minima di applicazione di questa tassa e ridotto le aliquote. «Il risultato è che l’Isf (Impot de solidarité sur la fortune) porterà due miliardi in meno all’anno di euro nelle casse dello Stato – ha sottolineato l’economista Thomas Piketty al giornale Le Monde -. Mentre la nuova tassa, introdotta dalla manovra, si traduce in un gettito di 200 milioni di euro. I ricchi, in ogni caso, ci guadagneranno sempre».