Al Meeting dell’amicizia fra i popoli di Rimini il ministro degli esteri Franco Frattini ha parlato di Libia, del futuro della leadership del Pdl e dei rapporti con la Repubblica di San Marino.
Gli sbarchi clandestini sulla coste italiane non hanno rappresentato solo la conseguenza di un’emergenza umanitaria, “dietro c’era Gheddafi”. Lo ha detto Frattini nel corso della conferenza stampa che ha anticipato un incontro con il produttore cinematografico Tarak Ben Ammar e con Wael Farouq, vicepresidente del meeting Cairo, sulle dinamiche che stanno attraversando il Mediterraneo e il nord-Africa.
Il ministro ritiene che gli arrivi a Lampedusa siano stati orditi dal colonnello libico, che in queste ore si troverebbe a Sirte, come vere e proprie “migrazioni forzate”. L’informazione è giunta alla Farnesina da alcuni membri del Cnt, il consiglio nazionale di transizione libico. “Gheddafi voleva trasformare Lampedusa in un inferno. Spingere delle persone in mare -ha proseguito il ministro degli Esteri- assomiglia molto a un crimine contro l’umanità e di questo Gheddafi dovrà rispondere”. Frattini ha auspicato per il leader libico “un processo equo”, ma tra chi lo vorrebbe già morto c’è anche un imprenditore di Bengasi, che ha messo una taglia sulla sua testa.
“Noi sappiamo che il Cnt di Bengasi ha progetti condivisibili tra i quali una road map verso l’approvazione di una costituzione libica. Prima che ciò accada si dovrà formare un governo inclusivo, che guidi la Libia alle elezioni”. Con queste parole Frattini ha continuato a rispondere alle domande dei tanti giornalisti sul tema caldo di questi giorni e a chi gli ha chiesto se non si temono infiltrazioni di gruppi integralisti ha detto: “Ci è stato garantito dal Cnt che nessun gruppo estremista si avvicinerà al governo transitorio”.
“La conferenza di Parigi sarà una delle ulteriori tappe verso il sostegno internazionale alla nuova Libia –ha continuato il ministro- ma l’Italia, fintantoché gli asset congelati non verranno sbloccati, anticiperà da subito, a titolo di prestito e come gesto di fiducia e amicizia, delle somme di denaro per garantire i primi aiuti umanitari.
Frattini, per allontanare le polemiche di chi si ricorda il bacia mano di Silvio Berlusconi a Gheddaffi e la grande confidenza sbandierata col rais non molto tempo prima che la situazione internazionale precipitasse, ha voluto assicurare che “il trattato di amicizia non era con il regime libico ma con il popolo”. Dunque i rapporti con la Libia, ha garantito il ministro, rimarranno ottimi: “Il nostro Paese ha copresieduto il gruppo internazionale di contatto per 2 anni ed è il primo partner economico bilaterale. Riattiveremo pertanto, non appena la situazione si sarà stabilizzata, la produzione di petrolio dagli impianti dell’Eni e garantiremo una formazione in loco nei settori medico, delle infrastrutture, dell’educazione e della sicurezza: vogliamo a questo scopo formare una guardia costiera libica.
Di seguito un giornalista ha chiesto a Frattini se terminato il conflitto si aprirà uno scenario di concorrenza tra l’Italia e la Francia sul controllo delle risorse libiche. “L’idea di competizione Italia-Francia piace molto –ha risposto il ministro- a chi vede possibile una nuova fase di colonizzazione delle Libia. Non sarà così: noi abbiamo chiesto perdono per gli orrori della colonizzazione passata, quindi non vedo con chi dovremmo competere. Ci basta essere il primo partner commerciale della Libia”.
Alla domanda se l’Italia abbia mai pensato di evitare la guerra, dando asilo a Gheddafi, Frattini ha replicato perentorio che “l’ipotesi non è mai stata minimamente considerata: l’unica reazione possibile, anche in seguito alla condanna della corte penale internazionale, era l’isolamento, l’invito a lasciare la guida del Paese, dopo aver compiuto stragi che hanno fatto 20 mila vittime civili innocenti. I lealisti hanno dissimulato dei cadaveri, facendo finta che fossero morti a causa dei raid Nato mentre si trattava di vittime civili del regime. Davanti a queste condotte i diritti umani vanno difesi senza se e senza ma”.
Dalla situazione internazionale si è passati a discorrere di quella interna e allora Frattini ha rimarcato, all’interno del Pdl, il suo appoggio al neosegretario nazionale: “Alfano sta lavorando bene –ha detto- e ora merita tutto il sostegno necessario per portare a termine questo progetto. Le primarie si faranno e non saranno primarie false”. Ma ha tagliato corto Frattini sulla possibilità di battere il Premier: la nomina di un altro leader sarà possibile solo se Berlusconi vorrà farsi da parte, altrimenti lo sfidante “perderebbe sicuramente”.
Frattini ha parlato anche delle relazioni con la Repubblica di San Marino. Questa mattina ha incontrato Antonella Mularoni, segretario di Stato per gli affari esteri del Titano. “Con San Marino abbiamo firmato qualche giorno fa l’accordo sul riconoscimento dei titoli di studio. Entro l’autunno l’accordo contro le doppie imposizioni fiscali e quello sulla collaborazione fra le forze di Polizia saranno maturi per la firma”.