Molti di coloro che hanno risparmi da parte da alcune settimane stanno rimettendoci parecchio. Diversamente dalla crisi finanziaria del 2008-09, sono scesi pure i titoli di stato italiani, tanto da riportare alla ribalta soluzioni di altri tempi: si veda il mio video I soldi sotto il materasso messo in Rete da Beppe Grillo.
Come quasi sempre, sono però le azioni ad accusare le perdite maggiori: -27% è l’exploit di quelle italiane da inizio luglio al 24 agosto 2011. Azioni che molti si ritrovano nei fondi comuni, ma anche in fondi pensione o altro ciarpame previdenziale.
Di chi è la colpa? Della sorte malvagia e ria oppure della propria imprudenza? Per la maggioranza dei risparmiatori i veri responsabili sono piuttosto l’industria del risparmio gestito e il giornalismo economico italiano che incessantemente inducono, invitano, incitano e spingono all’investimento azionario. Non c’è solo la frottola che esso difenderebbe dall’inflazione, già smontata in un precedente post. Non ci sono solo i confronti taroccati che fanno apparire, mendacemente, che sull’arco di vent’anni le azioni battono sempre il Tfr. Un altro trucco frequente sono i consigli di gestori di fondi e simili, presentati come esperti, quando piuttosto sarebbero da trattare come appestati, visti i danni che da un quarto di secolo procurano ai risparmiatori (vedi l’annuale ricerca di Mediobanca).
Le loro previsioni filo-azionarie sono così sfacciate da risultare a volte grottesche. Si veda CorrierEconomia, supplemento del Corriere della Sera, che a inizio luglio (4 luglio 2011, pagg. 16-17) riporta un sondaggio su cosa attendersi per i prossimi mesi effettuato fra 36 intermediari: Anima, Azimut, Fideuram, Sella, Bnp Paribas, Carmignac, Eurizon, Generali, Pioneer, Schroders, Union Bancaire Privée, per citare i più noti e/o più spocchiosi. Il vaticinio degli indovini è chiaro con una percentuale che lo stesso giornale definisce “bulgara”: secondo 30 di essi “le Borse nel prossimo semestre saliranno in media dell’8,5”. Infatti bastano pochi giorni, perché inizi il tracollo in Europa come in America. È vero che l’anno non è ancora finito, ma perdite del 27% a Piazza Affari o del 15% a Wall Street mettono già di buon umore.
Né si tratta di un articolo infelice, ma di uno degli ultimi di una lunghissima serie. Limitandoci a un’altra sola citazione, ecco l’intervista dell’anno prima (CorrierEconomia, 26 aprile 2010, pag. 17) a Marco Capurro, gestore di Carige, che prevedeva una “chiusura del 2010 con un +5%”. Coerentemente la Borsa Italiana perse invece il 7%. A prima vista verrebbe da dire: “Ma i gestori non ne azzeccano mai una”. Invece la spiegazione è un’altra. I gestori spingono costantemente i risparmiatori verso le azioni per convenienza. Le gestioni azionarie permettono infatti di raschiar più quattrini ai clienti, sia in maniera lecita sia in modi illeciti.
La conferma arriva da una fonte al di sopra di ogni sospetto. Cioè di nuovo dall’ufficio studi di Mediobanca, diretto da Fulvio Coltorti: le commissioni addebitate ai fondi obbligazionari ammontano mediamente all’1,1%, quelle sui bilanciati all’1,7% e sugli azionari al 2,5%.
Rifilando prodotti azionari si guadagna più del doppio. Ecco perché gestori, banche, promotori finanziari ecc. spingono verso le azioni, ecco perché le loro previsioni borsistiche sono quasi sempre ottimistiche: così portano via più soldi ai tapini che si fidano di loro. Ovviamente tutto ciò avviene con la fattiva collaborazione di giornalisti economici e docenti universitari del settore.
Nell’immagine, l’andamento della Borsa italiana dal 1 luglio 2011 al 24 agosto 2011. Per ingrandire clicca qui