Lo stanno spolpando vivo. Altro che “dieta depurativa tisanoreica a base di erbe” di cui favoleggiano i giornali per spiegare il dimagrimento di “quattro chili in otto giorni”. Qui siamo di fronte a una liposuzione di dimensioni industriali, a un’idrovora piazzata direttamente nelle sue tasche che pompa milioni in quantità da oleodotto. Un continuo salasso a opera di centinaia di insaziabili sanguisughe attaccate a quel corpicino mezzo rifatto. Bei tempi quando qualcuna poteva sistemarla a Raifiction con una telefonatina all’amico Saccà perché “sta diventando pericolosa, s’è messa a dire delle cose pazzesche in giro”. Ora gli tocca pagare tutti lui (a parte alcune centinaia di servi travestiti da parlamentari e una da consigliera regionale, che manteniamo noi con tutti gli annessi e connessi).
Ecco, la biografia del Grande Compratore si divide in due fasi: quella del palazzinaro parvenu che paga mafiosi, piduisti, politici, giudici, ufficiali delle Fiamme Gialle per gonfiarsi come la rana della fiaba e farsi accettare in società; e quella del politico che paga testimoni, avvocati, papponi, mignotte e complici vari perché non vadano a raccontare in giro quel che sanno di lui o han fatto con lui o per lui. Prima comprava la gente per riempirsi la bocca, ora per tapparla agli altri. Prima per guadagnare, ora per non finire in galera. Più che un premier, un bancomat: il Silviomat dal quale tutti possono prelevare la somma desiderata, e senza bisogno di pin.
Un prelievo oggi, un prelievo domani: di questo passo lo perdiamo. 600mila dollari a Mills per testimoniare il falso. 9,5 a Dell’Utri, che ogni tanto ha qualche sprazzo di memoria. Una decina di milioni alle Papi Girl per affitti, capricci e cure dentistiche (l’igiene orale innanzitutto). 5 milioni promessi a Ruby “per fare la pazza” più qualche bustona farcita di contanti e gioiellazzi assortiti “per non farla prostituire”, senza dimenticare i 60mila euro per avviarla alla carriera di estetista con tanto di “laser anti-depilazione” (un autentico strumento di tortura: appena finito di depilarti, te lo spari e ti ricrescono i peli). 1,2 milioni a Lele Mora, compresa la percentuale per Fede.
E ora 500mila euro una tantum più 20mila mensili a l’amico Gianpi Tarantini, arrestato e imputato per droga, corruzione e favoreggiamento della prostituzione: l’amico ideale per uno statista. È quello che gli portava le D’Addario a domicilio. Poi, per non levargli l’illusione di averle conquistate col suo fascino magnetico, le pagava pure. Sperava di entrare nel giro della Protezione civile. Ma prima di raggiungere la cassa finì in galera. Se va a processo, saltan fuori le telefonate: meglio convincerlo a patteggiare. Niente processo, niente intercettazioni. I versamenti scoperti dai pm di Napoli sono tranquillamente confermati da B.: “Ho aiutato una persona e una famiglia con bambini che si trova in gravissime difficoltà economiche, nulla di illecito: mi sono limitato ad assistere un uomo disperato non chiedendo nulla in cambio. Sono fatto così”. Per la cronaca, il piccolo fiammiferaio disperato è segnalato in questi giorni a Cortina e abita pure a Roma in zona via Veneto. Nelle intercettazioni, si sentono frasi del tipo “quello là dobbiamo metterlo con le spalle al muro”, “bisogna batter cassa”. Lo dicevano già le velociraptor dell’Olgettina: “Ora deve sganciare”, “Finché c’è lui si mangia”.
Abbiamo il premier più ricattato del mondo, ma che sarà mai. Che problema c’è se il capo del governo stipendia un pappone reo confesso transitato dalle patrie galere? Ora Ferrara ci spiegherà che, via, “così fan tutti” (anche Sarkozy, Zapatero, Obama, Cameron e persino la Merkel hanno almeno un pappone a libro paga). I pompieri della sera scomoderanno Stuart Mill (ma soprattutto Mills) per iscriverlo d’ufficio al liberalismo classico. Mons. Fisichella inviterà a “contestualizzare” la cosa. E al Meeting di Rimini qualche prete à porter ricorderà che pure la Maddalena doveva avere per forza un pappone, dunque anche Gesù, a ben vedere…
Il Fatto Quotidiano, 26 agosto 2011