Che cos’è il “contributo di solidarietà”? Una superimposta sul reddito. I meriti di questa soluzione sono la progressività e la generalità. La superimposta cresce con l’ammontare del reddito: 5% di 10.000 è cosa diversa da 5% di 100.000. E si applica a tutti i contribuenti, il che è giusto: art. 53 della Costituzione. Il problema è che chi evade le imposte rappresenta un reddito minore di quello effettivo; e quindi il suo 5% produrrà una somma minore di quella che dovrebbe pagare secondo giustizia. Mentre chi non evade paga proprio tutto il dovuto; il che non è giusto, sempre per via dell’art. 53 della Costituzione.
Il “contributo di solidarietà” perpetuerebbe quindi l’ingiustizia finora consumata nei confronti dei lavoratori dipendenti e dei pensionati che sono gli unici contribuenti italiani che non evadono le imposte; e che sono anche i più poveri. Sicché sarebbe non solo giusto ma furbo abbandonare un’idea così cretina. Ma allora i soldi dove li prendiamo? Con una patrimoniale. Mentre è facile nascondere quello che si guadagna (per il popolo della partita Iva), è impossibile nascondere quello che si possiede. Intendiamoci bene: è possibile attribuire ad altri la titolarità di un bene; ma non è possibile nasconderne l’esistenza. E allo Stato non importa chi pagherà l’imposta patrimoniale (percentuale del valore del bene); lo paghi pure la società immobiliare, l’armatore, la ditta: “pecunia non olet”.
E se la società proprietaria è estera (il solito yacht con bandiera panamense)? Niente paura, in attesa che si accerti a chi detta società lo ha affittato, prestato, regalato etc, lo sequestriamo. Certo, se chi è a bordo decide di pagare il dovuto, allora non c’è problema.
Qual è il vantaggio? Che i beni hanno un valore obiettivo: il 5% del valore di una casa, di un terreno, di un immobile commerciale o industriale, di uno yacht o di un’automobile quello è; con qualche approssimazione, ma, come si dice a Roma, “stà a badà al capello”. Qui sì che ci sarà progressività e proporzionalità: chi ha di più pagherà di più. Vogliamo scendere un po’ più nel dettaglio? Come si valuta il valore degli immobili? Catastalmente. Si sa che il catasto non è proprio aggiornatissimo ma abbiamo bisogno di soldi, pochi, maledetti e subito. Come si valuta il valore degli yacht e delle automobili: prezzo di mercato. Una Porsche del 2000 non vale i 150.000 euro che costa il corrispondente modello del 2011. C’è pieno di riviste con quotazioni di questo genere di beni; facciamo una media dei listini proposti dalle 3 o 4 più note e abbiamo il valore cui applicare la patrimoniale.
Possono esserci anche altri sistemi: per esempio ci si fa dire dalle società di assicurazione per quanto sono assicurati yacht e automobili. Il che mi fa venire in mente che il parco beni da tassare con la patrimoniale potrebbe essere aumentato. Magari qualcuno possiede quadri, gioielli, opere d’arte. E certamente le ha assicurate. Bene, facciamocelo dire dalle società di assicurazioni. E se le ha assicurate all’estero? Qui ci va un po’ di autorevolezza internazionale; terreno su cui, bisogna riconoscere, siamo debolucci. Nell’attesa di ottenere un bell’elenco dai Lloyds di Londra, dovremo soprassedere. È anche vero però che i Paesi Ue sono un po’ tutti nella stessa barca. La lotta di uno Stato che vuole seriamente mettersi a posto magari interessa anche gli altri. E allora, hai visto mai, qualche aiutino arriva.
Il Fatto Quotidiano, 26 agosto 2011