La notizia di una sua uscita di scena era considerata imminente da tempo. Adesso è ufficiale: due giorni fa Andrea Muccioli ha rassegnato le dimissioni da tutti gli incarichi che ricopriva a San Patrignano, la comunità per la cura dalla tossicodipendenza fondata nel 1978 su iniziativa di suo padre Vincenzo Muccioli.

Oggi l’uscita di scena formale di Muccioli figlio, resa nota da uno stringato comunicato stampa in cui si legge che “la Comunità esprime i suoi sentimenti di gratitudine per l’attività svolta da Andrea nel corso di questi sedici anni a favore dei ragazzi, nonché per le tante e importanti posizioni da lui assunte a favore delle politiche pubbliche di contrasto e prevenzione all’uso delle droghe”. Dietro “la comunità” ci sono soprattutto Gian Marco e Letizia Moratti, che della Fondazione San Patrignano sono i principali finanziatori. E dei cui contrasti con Andrea Muccioli circolavano da tempo voci che ora, in qualche modo, queste dimissioni parrebbero confermare.

Non a caso si sa ancora poco o nulla del nuovo manager della comunità. Secondo fonti ufficiali saranno “i responsabili dei diversi settori in cui è strutturata San Patrignano che proseguiranno, con la dedizione e l’impegno da sempre profusi, le attività di conduzione”. E dunque, continua il comunicato con una perifrasi fumosa, “a loro spetterà collegialmente di impostare il futuro assetto organizzativo della Comunità nel rispetto dei principi e dei valori voluti e perseguitidal Fondatore Vincenzo Muccioli”.

Negli ultimi tempi ambienti vicini alla famiglia Moratti avevano riferito di dissapori legati soprattutto alla gestione finanziaria. Andrea Muccioli successe al padre Vincenzo nella gestione di San Patrignano alla sua morte, nel 1995, conservando il metodo contrario all’utilizzo di ogni tipo di sostanza stupefacente, metadone compreso, e fondato solo sul lavoro dei tossicodipendenti e sulla produzione all’interno del centro di prodotti vinicoli e alimentari di primissima quantità che vengono venduti in tutto il mondo.

Vincenzo Muccioli fu una figura carismatica ma anche molto discussa: tra le altre cose fu processato, e poi prosciolto, per la morte di Roberto Maranzano nella porcilaia della comunità.

Ma anche la gestione recente da parte di Muccioli junior ultimamente viveva una fase critica: un calo vertiginoso degli ospiti, che si traduce in problemi economici per una comunità che, più che con le donazioni, punterebbe a reggersi proprio con gli autofinanziamenti derivanti dal lavoro umano.

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