Ugo Mattei e Alberto Lucarelli sono giuristi estensori dei quesiti referendari per l’acqua bene comune. Mattei insegna all’università di Torino, Lucarelli a Napoli è professore universitario e assessore ai beni comuni nella giunta di De Magistris. I due esperti di diritto hanno promosso insieme ai colleghi Luca Nivarra e Gaetano Azzariti un appello sull’incostituzionalità della manovra economica. Ecco due brevi interviste che spiegano perché questa manovra contraddice l’esito dei referendum.

Professor Mattei,

perché secondo voi questa manovra cancella la volontà espressa dagli elettori il 12 e 13 giugno?

Il decreto Ronchi prevedeva l’obbligo di privatizzare una quota di servizi entro una certa data. Ora il governo fa una mossa in due tempi: sceglie di tener fuori l’acqua ma obbliga a privatizzare entro metà marzo gli altri servizi. In manovra è previsto un forte incentivo per i comuni che scelgono di vendere quote dei servizi.

Si tratta di un’operazione lecita dal punto di vista legislativo?

Sicuramente la vendita dei servizi o una forzatura in questa direzione va contro il primo referendum, oltre ad essere incostituzionale. Impugneremo i provvedimenti del governo davanti alla Corte costituzionale.

Il governo sostiene che basti tener fuori l’acqua per rispettare gli esiti del voto. E’ così?

Assolutamente no. La stessa Corte costituzionale aveva chiarito e definito bene che la portata del primo quesito era estesa a tutti i servizi pubblici locali, non solo a quello idrico. Il 23 bis abrogato con il referendum non riguardava solo l’acqua.

Professor Lucarelli,

perché questa manovra è incostituzionale?

Lo sono gli articoli 3 e 4. Nel primo c’è una sorta di centralismo governativo che anticipa la riforma costituzionale e impone a Regioni ed enti locali di ispirarsi a un modello di economia mista. L’articolo 4 invece sovverte quanto aveva già detto la Coste costituzionale nel gennaio 2011 sull’ammissibilità dei referendum.

Sulla base del diritto comunitario è possibile scegliere tra il modello pubblico o privato?

Esatto. E’ sbagliato dire che l’Europa obbliga alla privatizzazione forzata, anzi. Proprio il diritto pubblico europeo adotta in economia il principio di neutralità rispetto agli assetti proprietari: i Comuni hanno la facoltà di definire la natura del servizio. Esemplare il caso di Parigi, che ha ripubblicizzato l’acqua.

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