Dai parlamentari del Pdl in cerca di ricollocamento Mazzuca e Berselli, al re della sanità privata Sansavini e l'editore Andrea Riffeser: all'hotel Cristallo, nella capitale del Cadore, il presidente della Ferrari ha ricevuto la benedizione dei poteri forti. Purché resti a distanza dal Pd
Incontrare Montezemolo a Cortina non è stato difficile: se non Cisnetto o la passeggiata sul viale, è stata la festa l’altra sera dell’hotel Cristallo, 110 anni di attività interrotta da un lussuoso restyling. Qui c’erano tutti. Da Bologna, che sta a Cortina come Roma sta a Sabaudia, sono arrivati una lunga serie di aspiranti montezemoliani.
A guidare la lista un signore che fu nelle grazie di re Silvio, anche e soprattutto grazie all’amicizia comune con Bruno Vespa: si chiama Giancarlo Mazzuca, è giornalista, scrive sui giornali del gruppo Riffeser, è stato direttore del Resto del Carlino prima di diventare parlamentare del Pdl. Credenziali che non gli sono valse la candidatura a sindaco di Bologna.Lo stesso Mazzuca non nasconde ancora oggi l’amarezza per la solenne bastonatura: sembrava il candidato ideale, si è visto sorpassare senza neanche accorgersene dal leghista Manes Bernardini. Oggi che il Pdl gli va stretto, Mazzuca si è buttato tra le braccia di Montezemolo. E ha trascinato all’hotel Cristallo anche lo stato maggiore del gruppo di proprietà di Andrea Riffeser, un altro che in Emilia Romagna e in Toscana ha una grande fetta di potere e non è mai stato ostile nei confronti di Montezemolo.
Mazzuca non era il solo nella valle ampezzana. Con la sua Topolino nera, è arrivato da Bologna anche il coordinatore regionale Filippo Berselli. Senatore, già berlusconiano, anche lui in cerca di nuove esperienze di lavoro, Berselli non se la passa troppo bene dentro al Pdl. Avere un candidato della Lega nella sua Bologna imposto da Roma non gli è andato giù. Una candidato che poi ha riversato il peso della sconfitta su Berselli stesso.
A poco è servito bussare alla porta di Berlusconi: “Devo accontentare l’Umberto”, si è sentito rispondere Berselli. Che così si è goduto la sconfitta e oggi pensa all’ennesimo sbarco altrove (Berselli viene dal Movimento Sociale prima e da Alleanza Nazionale dopo) per tornare a riprendersi quel potere che con il tempo ha smarrito.
Grandi abbracci, sorrisi e sussurri. Così è scivolata via la serata. Alla quale ha fatto capolino Ettore Sansavini, un nome che in pochi conoscono, ma che è a capo del più grande gruppo sanitario privato, sede centrale a Cotignola, Ravenna, affari che spaziano in tutta Europa e nei Paesi emergenti. Una potenza economica e di potere, quella che ha costruito Sansavini, ragioniere nato a Lugo e capace di dialogare con tutti, dai comunisti ai ciellini.
La lista del potere si è chiusa con Diego Gianaroli membro del Cda della Sismer, società bolognese specializzata negli studi medici sulla riproduzione, Paolo Borgomanero,manager che si divide tra la casa di Bologna e quella di Miami, da sempre vicino a Montezemolo,
Giancarlo De Martis, ex presidente di Nomisma, Silvia Evangelisti, direttore di Arte Fiera, e infine l’ingegner Claudio Comani, ex membro del Cda di Atc e oggi indagato per corruzione nell’affare Civis (secondo l’accusa, avrebbe ricevuto 315mila euro da Piero Collina, presidente del Consorzio Cooperative Costruzioni). Non dovessero bastare c’è il pianeta Fiat che, attraverso le parole scandite dall’amministratore delegato Sergio Marchionne, si è già espresso: lo appoggeremo senza se e senza ma.
Il dilemma di tutti non è se stare con Montezemolo, ma capire da che parte Montezemolo vorrà stare. Negli ultimi giorni il presidente della Ferrari continua a lanciarsi sfide con Pier Luigi Bersani, e questo a quelli che cercano un ricollocamento al centro e a destra, non può che far piacere.
Il segretario del Pd accusa Montezemolo di “farsi largo bombardando a destra e a sinistra” e dunque di non essere “utile al Paese”, tuonando contro il “terzismo” senza “spiegare da che parte sta”. E il presidente Ferrari che replica, piccato: “Tanti cittadini aspettano di sapere dove sta il Pd”. Del resto, rincara Montezemolo, “molte voci si sono levate per migliorare in senso liberale la manovra, nel Pd tutto tace”. Parole mal accolte nel partito. Tanto che Dario Franceschini ha fatto ricorso a una sprezzante ironia: “Forse Montezemolo era distratto su qualche yacht”. E Bersani: “Sono i partiti con un padrone ad andare nel caos”.
Anche Piero Fassino, torinese e sindaco di Torino, che Montezemolo lo conosce da vicino almeno da trent’anni, la scorsa settimana al Meeting, quando un cronista gli ha chiesto cosa ne pensasse dell’ex presidente della Fiat in politica si è limitato a fare le spallucce.