Gli artisti e la politica. A Napoli il loro rapporto è passionale, feroce, ambiguo. Amori e tradimenti. E molta promiscuità. Con il dubbio, sempre in agguato, che cantanti e attori napoletani vomitino odio soltanto contro la politica che non li sovvenziona. E invece parlino bene solo della politica (e dei politici) che garantisca loro ingaggi e finanziamenti. Un dubbio forse ingiusto, ma chissà. “Gli impresari di partito mi hanno fatto un altro invito” cantava nel 1980 Edoardo Bennato in Sono solo canzonette. No, non sono solo canzonette. Nelle campagne elettorali, nei comizi di chiusura, l’elenco di nomi dello spettacolo che si schierano per questo o quel candidato fa notizia, alimenta dibattito. Muove consenso. Decine di inviati al concerto di Gigi D’Alessio con Silvio Berlusconi e Gianni Lettieri, ricordate? E ricordate la presenza di Simone Schettino al comizio di Luigi De Magistris, che quasi si “scusò”, con ironia, sulla sua annunciata presenza alle iniziative del Pdl, messe nero su bianco su manifesti che il comico stabiese, sul palco dell’ex pm, “smentì”?
Purtroppo non è bello leggere che un grande attore come Peppe Barra non vuole più recitare a Napoli la Cantata dei Pastori: “Le mie istituzioni mi hanno abbandonato, alla Regione mi hanno liquidato senza rispetto e senza troppi complimenti, a Napoli non si può più lavorare, la cultura è in mano ai politici, che non hanno la cultura per occuparsene con nobiltà d’intenti. Dicono che non ci sono i fondi, ma i 750 mila euro per ‘L’opera da tre soldi’ con Ranieri sono stati trovati e anche la Regione ha contribuito, mi pare, con 200 mila euro. Io chiedevo molto, ma molto meno. Nulla da aggiungere. I politici non mi hanno mai aiutato ed è chiaro che non lo faranno mai”.
Quasi in contemporanea, un musicista di talento come Enzo Gragnaniello si è lamentato che il documentario a lui dedicato, Radici, non abbia ottenuto finanziamenti pubblici. “Ci metto io 3 mila euro per andare a Venezia a presentarlo. Napoli? E’ una città con troppi vulcani per non essere rispettata come si deve. Napoli, diceva Goethe, è un paradiso abitato da diavoli”. Il problema, secondo Gragnaniello, è che “ci hanno macinato. Bassolino ci ha macinato facendo credere che avrebbe fatto una nuova Napoli. La rivoluzione vera sarebbe prendere Bassolino, che negli anni ’70 non l’avrebbe passata liscia, e fargli capire quanto ha distrutto la nostra città. Napoli è sempre stata governata da amministratori che venivano dalla provincia, da assessori che non sapevano nulla di questa città e che per cinque anni sistemavano i loro parenti. Tutta gente che ha robotizzato un popolo che è fondamentalmente anarchico”.
Quel che segue è un campionario di dichiarazioni sui rapporti tra gli artisti e i politici napoletani. La coerenza, in qualche caso, è un otptional.
“L’unico politico che stimo è Alfonso Pecoraro Scanio” (Edoardo Bennato durante un concerto all’Arena Flegrea di Napoli offerto dall’amministrazione provinciale di Napoli guidata dal verde Dino Di Palma, collega di partito di Pecoraro Scanio, 25 giugno 2005. La vicenda fu oggetto di un’interrogazione di protesta del capogruppo dei Ds Ciro Cacciola).
«Embè, cos’è lui (Berlusconi, ndr), un’ infezione, che non gli ti puoi avvicinare?». Le è simpatico? «Sì. Ma mi è simpatico pure Veltroni, alla mia età (59) uno se lo può permettere». (Edoardo Bennato alla cena per i 53 anni di Roberto Maroni, Corriere della Sera, 21 marzo 2008)
«(Il ritorno a piazza del Plebiscito, ndr) è il segno di un cammino, di una crescita maturata nel tempo», ha commentato ieri mattina il presidente della Regione, Antonio Bassolino durante l’ incontro avuto con Gigi D’ Alessio negli uffici di Santa Lucia. «Viene dalla scuola di Merola, ha attraversato insidie, difficoltà, ha dimostrato di essere figlio di questa terra diventando un’ icona per tutti e domani sera i cittadini di tutte le classi sociali potranno assistere gratuitamente al suo concerto in una piazza che è diventata un grande teatro all’ aperto» (Bassolino su D’Alessio, Repubblica, 29 settembre 2005).
“Forse scriverò una canzone a quattro mani con Silvio Berlusconi”. (Gigi D’Alessio, Repubblica, 22 agosto 2003).
“Ora che Bassolino ha abbracciato Gigi D’ Alessio io posso abbracciare Fini o Alemanno. Non ci sono più confini tra idee diverse, né limiti al buongusto”. (Pino Daniele, ottobre 2005)
“Io e Pino Daniele abbiamo superato anche le gelosie di una volta, quelle legate alla reciproca amicizia con Antonio Bassolino”. (Gigi D’Alessio, 20 giugno 2008)
“Gigi D’Alessio sta tornando da Miami perché lo aspettano due concerti speciali. Domani in piazza Duomo a Milano per sostenere Letizia Moratti e venerdì in piazza Plebiscito a Napoli per inneggiare a Gianni Lettieri sindaco”. (Repubblica.it del 25 maggio 2011. Poi D’Alessio rinuncerà a cantare con la Moratti, ma a Napoli al suo fianco troverà Silvio Berlusconi in persona)
“Per i napoletani Antonio Bassolino è importante quanto Diego Armando Maradona” (Pino Daniele, Repubblica, 15 settembre 2007)
«Devo dire grazie al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che mi ha subito dato una mano», aveva detto Pino Daniele che poi ha lamentato – e per questo litigava con il giornalista colpevole di aver riportato male il suo pensiero – la scarsa collaborazione del sindaco Antonio Bassolino «ma solo perché era in un momento di difficoltà». Dichiarazioni che hanno fatto infuriare il governatore campano, sceso dietro le quinte per un chiarimento con il cantante dai toni piuttosto aspri (Pino Daniele, luglio 2008, dal sito Comunedipartenope.it)
«Io non sono figlio di Napoli… io mi sento un figlio del Sud, un garibaldino. Da quando ho l’età della ragione ad oggi non è cambiato niente, anzi la situazione è peggiorata. Ma non voglio pensare che non ci sia più la speranza. Una speranza che purtroppo si riaccende soltanto quando salta fuori qualcuno: una volta è spuntato Maradona, una volta Troisi, una volta Pino Daniele… Purtroppo è un popolo che ha bisogno sempre di un re. O di un Masaniello» (Pino Daniele, Corriere della Sera, 3 giugno 2011)