I due neoconiugi, 38 e 36 anni, fidanzati da quattro, vivono a Bruxelles e si sono sposati il 20 agosto a Polinya de Xuquer. Stamattina a Bologna hanno ripetuto simbolicamente il rito civile a Palazzo d'Accursio: "chiediamo al sindaco di trascrivere l'atto delle nozze sul registro del Comune, come previsto per i matrimoni contratti all’estero in tutti i paesi europei". Rovasio, dell'associazione dei Radicali Certi Diritti: "Vogliamo creare un corto circuito legislativo in modo che l'Italia si adegui. Siamo l'Iran dell'Europa".
Una richiesta ufficiale a cui ha fatto seguito una simbolica riproposizione dell’unione civile dei due sposi nella sala rossa del comune di Bologna, officiante la consigliere comunale di Sel, Cathy Latorre.
In prima fila il fratello dello sposo, consigliere comunale del piccolo paesino spagnolo che ha unito i due il 20 agosto scorso e che oggi insieme ad una numerosissima famiglia (almeno trenta persone) ha festeggiato l’unione nel cortile di Palazzo d’Accursio.
Addosso due t-shirt nere con sopra disegnato uno smoking, Ottavio e Joaquin hanno mostrato orgogliosi il Libro de Familia, un libretto modello passaporto che in Spagna viene donato agli sposi e su cui vengono lasciate diverse pagine bianche per la registrazione dei figli, anche adottivi.
“Visto che a partire dal sindaco, nessuna autorità della giunta comunale di Bologna ci ha degnato di un incontro o di una parola, riteniamo che questo gesto comporterà diverse conseguenze”, ha dichiarato Sergio Rovasio, dell’associazione radicale Certi Diritti, “a partire dal mancato riconoscimento delle norme contro la discriminazione e la libera circolazione dei cittadini previste dal Trattato di Nizza e da quello di Lisbona. Successivamente ci rivolgeremo alla Corte di Giustizia Europea e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per mostrare quanto l’Italia sia un paese arretrato in tema di diritti di omosessuali e lesbiche. Vogliamo creare un corto circuito giuridico amministrativo nella legislazione internazionale”.
Gli fa eco Marzocchi, visibilmente commosso, anche se la cerimonia ufficiale si era già svolta in Spagna: “In Italia c’è una centrale economica come il Vaticano che impedisce il superamento delle diseguaglianze che omosessuali e lesbiche subiscono in modo assurdo. Come cittadini europei di Spagna e Belgio, dove sia io che Joaquin lavoriamo alla commissione europea, godiamo di diritti pari ad altre persone, ma ciò non accade in Italia. Siamo l’Iran dell’Europa e nella nostra politica vige sia a destra che sinistra una doppia morale che in fondo aiuta solo la Chiesa”.
Presente al matrimonio anche il consigliere regionale dell’Idv, Franco Grillini: “Intanto regaliamo una copia del Libro de Familia a Giovanardi, poi chiamiamoli Pacs, unioni civili o come si vuole, ma i matrimoni tra persone dello stesso sesso, per esempio, in Danimarca sono regolati per legge dal 1989. Allora lancio un appello al sindaco Merola, perché proprio qui a Bologna 30 anni fa il sindaco Imbeni e il segretario del Pci Zangheri aprirono il l’Arcigay il Cassero e furono i primi in Italia. Chiedo a Merola di avere il coraggio di Imbeni e Zangheri e di trascrivere questo matrimonio nel registro anagrafico del Comune. Non attenda cosa decidono in Parlamento, lo faccia e non avrà violato nessuna legge, ma si sarà parificato a ciò che in tutti i paesi europei, esclusi Polonia e Grecia, hanno già certificato”.
Le foto sono di Mario Carlini