Dopo la protesta al Coni di Ferrero e il nulla osta negato dal sindaco di Piacenza, le polemiche sulla gara ciclistica in salsa leghista si spostano in Trentino per l'ultima tappa della competizione
L’iniziativa nasce dall’artista Alberto Peruffo che ha lanciato l’idea attraverso un blog dedicato. “Non se ne può più – scrive Peruffo sulla sua pagina web -. Se potessi esprimere con una sola frase un’intenzione, direi: ‘A Montecchio il Giro della Padania non arriverà mai’. Perché vedere il mio paese calpestato dalla menzogna mi rivolta lo stomaco. Si manipola la storia e si instaura l’ultimo falso mito. Quello della Padania, entità territoriale e culturale costruita su basi di odio e separazione”. L’idea è di far scendere “schiere di uomini e artisti dai sentieri dei Monti Pasubio e Carega per consegnare ai ciclisti pensieri di indignazione che blocchino le loro coscienze”.
Così nei giorni prima e il giorno stesso dell’ultima tappa del Giro della Padania (il 10 settembre 2011) artisti, writers e semplici valligiani disegneranno lungo i 25 chilometri del percorso che porta da Rovereto al Pian delle Fugazze centinaia di croci bianche secondo loro interpretazione e con configurazioni libere, aiutati da stencil o a mano libera, singole o in gruppi cimiteriali. Scritte di dissenso al posto di quelle classiche di incitamento che compaiono prima delle gare ciclistiche. “Scritte e striscioni accompagneranno lungo il percorso i ciclisti che sceglieranno responsabilmente se passare sopra la memoria nazionale depositata tra queste montagne o bloccare le loro ruote”.
Lungo la strada gruppi di persone si daranno appuntamento per testimoniare in modo non violento la propria contrarietà al passaggio della competizione leghista “nel rispetto delle cose e delle persone, senza recare danno alcuno e nelle modalità delle corse ciclistiche che lasciano libera manifestazione di segni e di voci”.
E poi un ultimo appello: “Le Forze dell’Ordine saranno qui chiamate a servire il bene delle nazione, la sua memoria e sarà nostro compito dialogare con esse in modo cordiale e creativo. Siamo qui per difendere le stesse ragioni, la dignità di una nazione, nostro e loro malgrado. Non è ammessa violenza, ma solo scambi dialettici e legittime transumanze su strade che appartengono a tutti i cittadini italiani e non alle propagande separatiste del momento”.